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Nuove squadre: un anno per trovarne (solo) tre. Le tappe della selezione

sabato 6 marzo 2010 · Politica
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Quasi un anno c’è voluto per completare la lista degli iscritti al Mondiale 2010. Aveva cominciato Mosley ad aprile, ha finito Todt a 10 giorni dalla partenza del campionato. Un percorso a ostacoli tra azioni legali, fallimenti e resurrezioni dell’ultimo minuto. E alla fine il numero dei team non è neanche quello previsto. Queste le tappe, mese per mese.

Aprile 2009. Mosley lancia il bando per l’ammissione di 3 new-entry e impone il budget-cap per limitare le spese dei team a 30 milioni di sterline l’anno. Ai tifosi promette: “Riporteremo la Formula 1 a una dimensione più umana”.

Maggio. Per il debutto in Formula 1 si candidano in 15. C’è anche Martin Birrane della Lola che a novembre dirà: “Mosley ci ha usato come pedine nello scontro fra FIA e FOTA”, per riempire la griglia e spaventare i dissidenti che rifiutavano il budget-cap.

Giugno. La FIA convoca la Deloitte di Parigi per testare la solidità delle proposte d’esordio. I team che superano la selezione e staccano il tagliando per il 2010 sono Campos, Manor e USF1 che si aggiungono agli iscritti del 2009, confermati in blocco dopo l’armistizio tra FIA e FOTA.

Luglio. Una lettera anonima alla Reuters getta ombre pesanti sulla legalità del procedimento di selezione: Mosley avrebbe raccomandato la Manor e privilegiato sottobanco i clienti Cosworth. Ntechnology avvia l’azione legale: a novembre verrà respinta dal Tribunale di Parigi.

Agosto. La BMW cancella tutte le attività connesse alla Formula 1. Le squadre del 2010 scendono a 12, ma Peter Sauber comincia a lavorare per salvare quello resta del suo ex team.

Settembre. La FIA recupera la candidatura della Lotus per riempire il buco lasciato dalla BMW. Le squadre sono di nuovo 13, ma con tempestività sospetta, la casa di Monaco annuncia la cessione del team a Qadbak e rivendica un posto sullo schieramento: la Federazione prende tempo.

Ottobre. Jean Todt viene eletto alla presidenza della FIA, ma non si pronuncia sulla posizione della BMW. La Lotus nel frattempo si dà credibilità pubblicando su internet le foto del nuovo telaio: è un’autorete clamorosa che innesca subito la polemica con Force India che reclama i diritti del progetto sulla base di un accordo tecnico con Aerolab.

Novembre. Anche la Toyota si arrende alla crisi economica. Si libera un posto e se lo contendono in due: Peter Sauber, che torna legalmente in possesso del team dopo l’uscita della BMW, e Zoran Stefanovic che punta a comprare dalla Toyota le strutture e l’iscrizione. La FIA valuta la possibilità di accettare entrambe le squadre, Frank Williams si oppone.

Dicembre. La Toyota restituisce la licenza di partecipazione alla FIA che la gira alla Sauber: il team di Hinwil rientra a pieno titolo nel campionato e completa lo schieramento dei 13. Nel frattempo, la Manor cambia denominazione e diventa Virgin Racing.

Gennaio 2010. Si addensano le nubi su USF1 e Campos. Stefanovic intravede un posto libero e ci riprova, stavolta col supporto di Ecclestone: dalla Toyota acquista il progetto della macchina del 2010 e resta in attesa. Alla stampa commenta: “Se non ce la faremo, debutteremo nel 2011”.

Febbraio. Adrian Campos vende la squadra a Jose Carabante che la trasforma in Hispania Racing. Si fanno sempre più evidenti le difficoltà di USF1: Ken Anderson chiede di saltare le gare extra europee e posticipare l’esordio ad aprile. La FIA risponde: “Le squadre sono obbligate a presentarsi ad ogni evento”. E invia – finalmente! – Charlie Whiting a ispezionare la factory del team a Charlotte.

Marzo. USF1 alza bandiera bianca, ma la FIA non accetta di sostituirla e rigetta la proposta del team Stefan. Le squadre si riducono a 12, le debuttanti sono Lotus, Hispania e Virgin. Per forma o per sostanza, non sono quelle che Mosley aveva indicato nel 2009.

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