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Donna al volante: Maria Teresa de Filippis, mezzo secolo dopo
giovedì 29 aprile 2010 · Amarcord
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Nasce la commissione donne della FIA e si torna a parlare di quote rosa in Formula 1. Mezzo secolo fa, la prima a provarci fu Maria Teresa de Filippis, aristocratica, di Napoli, si è misurata con Tazio Nuvolari, Juan Manuel Fangio, Stirling Moss, Jack Brabham, Stuart Lewis-Evans, Graham Hill.
Miglior risultato: il decimo posto in Belgio a Spa-Francorchamps il 15 giugno del 1958, nella gara d’esordio in Formula 1. Re Baldovino è in tribuna e vuole conoscerla. Le dice: “Signora, lei ha le braccia che sembrano di ferro”.
Donna di carattere, in un mondo per soli uomini: “Facevo quello che volevo, ero indipendente per temperamento, per educazione e per patrimonio. I soldi pagano la libertà”. Dall’intervista rilasciata a Stefano Lorenzetto a novembre del 2008:
Non provo più alcun piacere nella guida e mi angosciano tutte le diavolerie montate sulle auto moderne. Io vorrei trovarci solo sterzo, cambio, freni, acceleratore e volante.
Jean Behra perse la vita all’Avus al Gran Premio di Germania del 1959. Era stato ingaggiato quell’anno come primo pilota da Enzo Ferrari e avrebbe dovuto correre con la rossa. Ma alla vigilia della gara litigò con l’Ingegnere. Mi chiese se potevo dargli la mia Porsche: l’aveva fatta allestire lui a Modena apposta per me, un gesto d’amicizia. Potevo non prestargliela? Era sua. Andò all’Avus con quella Porsche. Uscì di pista, sfondò un parapetto e si schiantò contro un albero. Morto sul colpo. Aveva 38 anni. La moglie mi spedì queste: sono le chiavi della Porsche. Io smisi di correre.
M’è capitato almeno cinque volte di vedere la morte in faccia. Partecipai alla Sassari-Cagliari-Sassari senza nemmeno aver provato il percorso. Sapevo che sulle curve pericolose gli organizzatori mettevano le balle di paglia e mi orientavo con quelle. Senonché in un punto critico non c’erano più, i concorrenti che mi avevano preceduto le avevano sfasciate. Uscii di strada e andai a sbattere. Persi completamente l’udito dell’orecchio sinistro.
I piloti di oggi sono manichini assemblati pezzo per pezzo, sembrano polli allevati in batteria. Si nota a colpo d’occhio la discrepanza fra l’evoluzione dell’auto e quella del cervello. La loro educazione specifica è una sola: correre per vincere.
Noi invece correvamo per divertirci. C’erano più valori umani, più amicizia. Ora noto solo rivalità e business. Il più intelligente nel circo della Formula 1 è Fernando Alonso. Un uomo libero. Non si può comprare.