Red Bull a 250 candeline, i momenti chiave: gioie e dolori da Vettel a Verstappen
martedì 29 maggio 2018 · Amarcord
tempo di lettura: 3 minuti
A Monte Carlo la Red Bull tagliava il traguardo delle 250 corse, per l’occasione l’account ufficiale della Formula 1 su Twitter ha selezionato gli otto momenti chiave della storia del team, questi in ordine cronologico.
Shanghai 2009. La prima vittoria, con doppietta peraltro. Negli equilibri del campionato significa tantissimo, perché al team di Mateschitz manca sia il profilo estrattore doppio della Brawn sia il kers per il recupero d’energia che è costato un capitale a Ferrari e McLaren. Sul podio l’organizzazione manda God save the Queen, malgrado la licenza della squadra sia austriaca.
Nurburgring 2009. Rude e irriducibile, al via assesta una botta a Barrichello e buca una gomma a Hamilton, quindi annulla l’effetto di un drive through e vince per la prima volta dopo 129 gare: Webber si attesta come il pilota che ha aspettato più a lungo il successo. E anche la pole.
Istanbul 2010. Webber e Vettel si fanno i dispetti, si buttano fuori e consegnano la doppietta alla McLaren. Horner prima se la prende con Webber: “Devo capirla, quella mossa”. Poi cambia versione, intravede un minimo di responsabilità anche da parte di Vettel: “Tra compagni bisogna sempre lasciarsi spazio”.
Valencia 2010. Kovalainen fa da trampolino a Webber che prende il volo, si ribalta, atterra sul rollbar e poi si rigira. Le accuse sono reciproche. Comunque non ha un livido Webber, evidentemente temprato da altre due trasvolate da panico con la Mercedes alla 24 Ore di Le Mans nel 1999, nella vita prima della Formula 1.
Abu Dhabi 2010. Una sola volta in testa al campionato, la volta che conta di più, dopo l’ultima bandiera a scacchi: la Formula 1 incorona Vettel quale campione del mondo più giovane d’ogni tempo. La Ferrari fa un doloroso autogol quando sceglie di marcare Webber, anticipa la sosta di Alonso che resta bloccato per tutta la corsa dietro a Petrov e si fa recuperare 15 punti da Vettel.
Sepang 2013. Non c’è sorriso nella doppietta: il muretto ordina di congelare le posizioni, “multi 21” è il codice che nel gergo del team indica il settaggio conservativo, Vettel invece attacca Webber e va in testa. È perfido a riguardo Alonso che s’è ritirato: “Mi sto perdendo un grande momento”.
Barcellona 2016. Le Mercedes si buttano fuori al primo giro, la Ferrari non monetizza la botta di culo, la gara va a Verstappen alla prima partecipazione su Red Bull: a 18 anni e sette mesi è il più giovane a imporsi, anche il più giovane a podio, il decimo vincitore diverso in dieci edizioni consecutive del Gran Premio.
Baku 2018. Storia più recente, esplode fragorosamente una faida mai sedata: Ricciardo e Verstappen escono come Webber e Vettel a Istanbul otto anni prima. Si innesca un effetto domino che stravolge gli ultimi 12 giri di gara.