Baku all’esordio, tanti muri e poche vie di fuga. Cosa pensano i piloti
giovedì 16 giugno 2016 · Gran Premi
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Muri dovunque, quasi come a Montecarlo, con la differenza che a Baku la velocità è quella di Monza. Come sarebbe stato lo stradale di Bangkok se il governo avesse finalizzato l’accordo di cui s’era parlato nel 2013.
È durissimo Button: “Un passo indietro in termini di sicurezza. Ma spero di sbagliarmi, la Fia avrà fatto le simulazioni”. Di cui Rosberg comunque non si fida: “Ci sono delle regole su come vanno fatte le piste, ma certi dubbi ti vengono quando vedi certe curve”.
Lunghissima, scenica, veloce e strettissima la pista del primo Gran Premio in Azerbaigian, domenica 19 giugno, la partenza alle 15 italiane. Il punto più angusto è la sequenza ravvicinata delle curve 8, 9 e 10, un budello non più largo di 7 metri e mezzo dopo Aziz Aliyev Street. Non va giù nemmeno l’ingresso dei box, una barriera a coltello di fianco al rettifilo e una chicane prima della pit-lane: “O sbatti – la previsione di Ricciardo – o perdi un sacco di tempo”. Ma ci sono pure dei tratti dove “sembra di stare su un’autostrada”, diceva Hamilton.
Il progetto chiaramente è di Tilke che in qualche modo placa gli ardori: “Le curve sono veloci, ma i muretti sono morbidi, la stessa tecnologia viene usata sugli ovali in America”. E sulle vie di fuga: “Spetta alla Fia, hanno mandato i delegati”. Cioè Whiting. “E loro hanno lavorato sodo per la sicurezza”.
È una sfida nuova e Vettel giustamente la prende di petto: “Siamo qui per questo”. Come Perez: “Alla fine è una pista per piloti veri. Certe volte, quando sbagli, tagli la curva e non c’è nemmeno l’erba. Qua non c’è spazio per gli errori. E la Formula 1 dovrebbe essere questo”. Mille Baku.