Scarichi soffianti in rilascio, li usava già Ayrton Senna. Ma non lo sapeva

lunedì 18 luglio 2011 · Amarcord
tempo di lettura: 2 minuti

Tutto come prima, come se la polemica sugli scarichi soffianti non fosse mai cominciata. La Formula 1 si mette alle spalle una controversia che la Federazione ha gestito malissimo e che il pubblico ha capito pochissimo. “Ma un’ultima parola va detta”. L’editoriale di Alberto Sabbatini su Autosprint.

La storia di far soffiare gli scarichi nel diffusore per incrementare il flusso aerodinamico non è una novità. Il beneficio fu scoperto negli Anni Ottanta e all’epoca c’era un pilota che applicava con le sue proprie capacità “umane” l’effetto che oggi gli ingegneri ottengono con l’hot-blowing. Il pilota era Ayrton Senna.

Ayrton era l’unico, quando guidava, che a centro curva – in pieno rilascio del gas – dava comunque tanti colpetti rapidi sull’acceleratore. Lo si riconosceva a colpo d’occhio perché guardandolo da dietro entrare in curva si vedeva la sua monoposto sfiammare di continuo dagli scarichi mentre gli altri no.

(…) Ovviamente Senna non lo faceva per aumentare deportanza – questo fenomeno non era così conosciuto all’epoca – ma perché era il suo stile. L’aveva imparato nel kart per tenere sempre su di giri il motore nelle lunghe fasi di rilascio ed averlo più pronto in uscita di curva. Poi un bel giorno Ducarouge, il progettista della Lotus, si accorse che l’effetto di quei colpi di acceleratore a centro curva si poteva sfruttare a fini aerodinamici. E gli scarichi furono fatti confluire nel diffusore.

Oggi che un artista della guida come Senna non c’è più, i tecnici hanno ottenuto per via elettronica lo stesso effetto che il piede di Senna generava sull’acceleratore: facendo restare aperta in rilascio la farfalla del gas – all’insaputa del pilota – per far fluire miscela aria-benzina nel motore e poi negli scarichi quando altrimenti non ne passerebbe.

A. Senna, Autosprint, Fia,