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Season review 2010, episodio 3: l’anno di Alonso
domenica 5 dicembre 2010 · Amarcord
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Dalla pausa di agosto esce con 20 punti da recuperare a Mark Webber: “Per il campionato abbiamo il 50 percento di possibilità”. A Fernando Alonso piace esprimersi in percentuali. A Sakhir, prima di montare in macchina, al suo fisioterapista confida: “Sulla carta, oggi ho il 30 percento di possibilità di vittoria. Farò in modo che diventi il 90”.
Parte da lì la cavalcata di Matador. La Ferrari però subito si scopre vulnerabile sul fronte motori. Ci vuole il nullaosta della FIA per l’intervento tecnico prima di Barcellona. Intanto passano due mesi e Fernando perde punti.
E perde pure colpi: si gira a Melbourne alla prima curva e canna la partenza in Cina. Lì però segna il territorio nel team con un sorpasso a tradimento su Massa all’ingresso dei box. Ne scaturisce veleno. Che è niente in confronto a quello del Gran Premio d’Europa, dove la direzione corsa pasticcia con la safety car.
La Ferrari è in vena di scontri con la FIA: nasce un’altra polemica a Silverstone dopo che Alonso taglia e cuce la Vale nel duello con Kubica. Tempo due settimane e in Germania è ancora bufera perché il Cavallino via radio ribadisce a Massa qual è l’interesse del team. Cioè: qual è l’interesse di Alonso.
Sono 100 mila dollari di multa. A cui il Consiglio Mondiale sul piano sportivo non aggiunge nient’altro nel processo dell’8 settembre, perché in estate nel paddock cambia l’etica dei giochi di squadra. Cambia pure il poligono delle forze: la rossa diventa – anzi ritorna – freccia rossa. E Fernando comincia a parlare delle famose “sette finali”, le sette corse che restano prima di chiudere i conti.
La prima se ne va in Belgio senza punti. Ci pensa Monza a raddrizzare il Mondiale. Dice Stefano Domenicali: “Ha vinto la squadra”. Pit-stop da record in 3.4 secondi. Pole position, vittoria e giro veloce di Alonso che a Singapore fa anche meglio perché resta in testa dal primo all’ultimo giro e mette a segno il primo grand chelem della carriera.
Corre di riserva a Suzuka, ribalta la classifica a Yeongam mentre vanno ko sia Webber che Vettel. La rincorsa finisce. Gli bastano due podi per l’iride. Il primo arriva, il secondo no perché ad Abu Dhabi il muretto naufraga con le strategie. A Oviedo la piazza principale si svuota.