Settant’anni fa il principio di quell’avventura breve e deludente che fu la Lancia in Formula 1
mercoledì 23 ottobre 2024 · Amarcord
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Sullo stendardo della scuderia c’è l’elefantino al galoppo, già mascotte delle vetture sport: è sotto questa insegna che va in pista il 24 ottobre del 1954, nel Gran Premio di Spagna a Pedralbes, la prima Lancia da Formula 1 dopo una gestazione lunghissima: modello D50, più larga della media per via dei serbatoi laterali, ma pure più bassa e più corta rispetto a Maserati e Mercedes, sarà l’unica auto costruita specificamente per la massima serie dalla casa di Torino.
I telai in Spagna sono due, uno per Ascari che per seguire la Lancia s’è separato dalla Ferrari e stabilisce la pole, uno per Villoresi che si qualifica quinto. In gara non vanno lontano: i freni bloccano Villoresi dopo due giri, la frizione Ascari dopo dieci.
L’anno dopo, c’è una terza auto per Castellotti in Argentina, dove si corre una gara torrida al limite della resistenza umana, una delle più calde di sempre. Anche qui, per la Lancia finisce senza punti con tre ritiri su tre, sebbene Ascari partisse secondo.
Dopodiché, arriva la prova di Monte Carlo, dopo il tunnel Ascari accusa un problema ai freni, sceglie deliberatamente di andare verso il mare anziché contro una tribuna, sfonda le barriere al porto e s’inabissa; viene salvato dai sommozzatori. Quattro giorni dopo, a Monza in un test privato si fa convincere a provare la Ferrari e trova la morte alla vecchia curva del vialone.
È un episodio che pesa sul destino della Lancia, tant’è che entro due mesi il programma per la Formula 1 viene smantellato: così, con tutto l’arsenale di ricambi, partono da Torino alla volta di Maranello le sei Lancia che la fabbrica cede a Ferrari.
Per acquisire il materiale aveva avanzato richiesta pure la Mercedes, allora il principe Filippo Caracciolo, presidente dell’Aci, s’era attivato con la Fiat affinché il know-how non venisse svenduto e disperso all’estero. Ma prendono la strada della Scuderia anche tecnici e ingegneri di punta, compreso Vittorio Jano che diventa uomo di fiducia e personale consigliere di Ferrari.
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