Quella pioggia di termini inglesi non indispensabili nel racconto della Formula 1 in tv
lunedì 5 agosto 2024 · Media
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Nel 2022 l’Independent si è occupato dell’abuso di anglicismi nella lingua italiana, un fenomeno a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, “nonostante l’Italia sia uno dei Paesi europei con il livello più basso di inglese tra la popolazione”. È un problema, non tanto per una questione di autoritarismo linguistico, quanto per le ragioni che nasconde a seconda dei casi, pigrizia o esibizionismo.
Ora, la Formula 1 è indiscutibilmente uno sport di radici inglesi e come tale è permeato di vocaboli che è impossibile e pedante tradurre: pitlane, pole position, gara sprint, stop-and-go, team radio, undercut, overcut e via dicendo.
Per il resto, chi racconta i Gran Premi – prevalentemente in tv, ma talvolta pure sulla carta stampata – insiste a sottoporre il pubblico a una pioggia indiscriminata e inutile di termini inglesi anche quando esistono validissime alternative in italiano: free practice anziché prove libere, impeding anziché intralcio, gomme slick anziché gomme lisce, mescola hard anziché mescola dura, power unit anziché propulsore, cockpit anziché abitacolo, starting grid anziché griglia di partenza, track limits anziché limiti della pista.
Questi track limits, poi, sono un caso speciale perché Carlo Vanzini, la voce urlante di SkySport, li butta nelle frasi in modo anche improprio: “Verstappen ha già fatto tre volte track limits”. Alla fine, Verstappen prende penalità, e noi prendiamo una legnata sulle orecchie.