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Verstappen contro Norris, le colpe e le polemiche… ma adesso anche basta

venerdì 5 luglio 2024 · Dal paddock
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Si sono parlati già due volte dopo i fatti dell’Austria e non c’è strascico polemico. Per cui, nulla: la stampa caciarona perde l’elemento intorno al quale pensava di costruire la narrazione del Gran Premio di Gran Bretagna.

“Abbiamo chiarito – dice Verstappen – e questo è il punto più importante”. Ammorbidisce i toni pure Norris, che a Spielberg era stato categorico: “Potrei perdere il rispetto verso di lui, se non ammetterà che ha sbagliato”.

Non crolla un’amicizia di vecchia data, viene tracciata una linea su un episodio di cui s’è detto tanto, che “è stato gonfiato in modo sproporzionato”, riconosce Albon. Del resto, “quando si lotta per vincere, si lotta in modo più duro che per un quindicesimo posto”, dice Ricciardo.

La portano avanti gli altri, la polemica del giorno dopo. Zak Brown sostiene che Verstappen nelle condotte estreme venga aizzato dal muretto della Red Bull. E Andrea Stella resta dell’opinione che la sanzione doveva essere più severa perché alla fine Verstappen nonostante i 10 secondi di retrocessione è rimasto quinto:

The regulations must be enforced in a way that is effective, because when a car is out of the race, as a consequence of this accidente, the punishment needs to be proportionate to the outcome.

È un punto vecchio, su cui la Fia s’è già espressa: i commissari assegnano le penalità senza pesarne gli effetti, e non può essere diversamente, altrimenti il metro di giudizio non è equo. Quindi: a parità di infrazione, parità di punizione. Come giustamente hanno voluto le squadre, inclusa la McLaren. Perciò Johnny Herbert, che a Spielberg era nel pool della Fia a supporto dei commissari, ai giornalisti adesso spiega:

If someone had flipped over or been barrel-rolling down the track I don’t know if that would have changed things. Forcing a driver off the circuit or causing an incident is what it came under. That was the maximum sanction we could have taken.

Non esattamente, perché Alonso a Melbourne per una manovra giudicata solo “potenzialmente pericolosa” nell’incidente di Russell aveva ricevuto un drive through che a gara chiusa era diventato automaticamente una retrocessione di 20 secondi, il doppio di quelli che ha avuto Verstappen in Austria.

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