Il ritorno di Briatore, mai assolto e mai veramente condannato nelle eterne controversie in Formula 1

sabato 22 giugno 2024 · Mercato
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Si chiama Alpine, ma è come se fosse sempre la Renault, per proprietà del marchio e per continuità di unità operative. Cioè, è sempre la squadra che nel 2009 per via dello scandalo di Singapore lo ha brutalmente e giustamente estromesso e che, sotto la sua gestione, si è buscata la pena sospesa della squalifica permanente dal campionato di Formula 1.

Quindici anni dopo, torna proprio lì Flavio Briatore, consigliere esecutivo per una nomina voluta direttamente da Luca de Meo, l’amministratore delegato della casa della losanga: “Guardiamo avanti, non dietro”, dice Bruno Famin, il boss del team.

Avanti, l’urgenza di risollevare una squadra finita e senza idee. Dietro, il crash gate per il quale Briatore viene prima interdetto a vita da parte del Consiglio Mondiale, poi affrancato e ricompensato per 15 mila euro dal Tribunale delle grandi istanze secondo cui il processo sportivo non può ritenersi pulito perché istruito da Mosley “che era palesemente in conflitto con lui”.

Su quella sentenza non c’è mai ricorso, la Fia e Briatore trovano un accordo fuori dall’aula e l’interdizione decade. Come per Symonds, del resto, che firma con Andretti e già si occupava di regole per la Fom dal 2017.

Mai assolto e mai veramente condannato, Briatore – il Tribula di Cuneo, turbolento e inquieto – continua a ritenere che su Singapore lui non c’entri. Il paradosso è che le ripercussioni di quella vicenda oggi comportano a Massa lo status di persona non gradita nel paddock – e in un certo senso è pure comprensibile, perché pende la sua azione legale contro la Formula 1 – ma nessun ostacolo, né giuridico, né morale, a chi ne è venuto fuori solo per vie traverse.

Non è nemmeno di oggi lo scandalo: Briatore su mandato di Domenicali già lavorava per conto di Liberty Media alla gestione dell’intrattenimento e dell’accoglienza del Paddock Club, il servizio che porta i supervip sui circuiti di gara, “per rendere i Gran Premi un’esperienza unica”. Unica come la sua traiettoria tortuosa nelle eterne controversie politiche del circo dei motori.

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