Senna, gli aneddoti e le curiosità: dal muretto che “si è mosso” alla riconciliazione con Prost

mercoledì 1 maggio 2024 · Amarcord
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Non bastano le gesta sportive, Ayrton Senna si racconta anche attraverso il lato umano. A 30 anni dalla scomparsa, ecco chi era Tricampeao mundial.

Millimetrico. A Dallas nell’84, al suo primo anno in Formula 1, urta un muretto che secondo lui… s’è spostato. Symonds per accontentarlo va a controllare e scopre che effettivamente in quel punto qualcuno ha spinto il blocco di cemento in avanti, quei pochi centimetri che hanno fregato Ayrton.

Severissimo. A Monte Carlo nel 1988, dopo l’incidente clamoroso al Portier, non torna ai box e va direttamente in appartamento, a duecento metri: “Senna era forte, eppure molto umano. Quella volta – racconta Dennis – era più frustrato che arrabbiato, non poteva sopportare il suo errore”.

Impenitente. Nel 1990, la McLaren fa recapitare alla Fisa la lettera di scuse in cui Senna chiede di riavere la superlicenza dopo la sfuriata con Balestre per l’epilogo del campionato. La firma però è contraffatta, non somiglia neanche a quella di Ayrton che a ritrattare non ci pensa. Anche la multa di centomila dollari gliela paga la squadra. E lui più avanti rincara: “Balestre mi rubò la vittoria”.

Impavido. Si ribalta alla Peraltada in Messico nelle prove nel 1991, ce la fa a svicolare mentre l’auto è sottosopra: “Ho una vettura solida che mi ha salvato la vita. E la prossima volta che passerò in quel punto darò comunque tutto il gas”.

Professore. Mentre la corsa è sospesa, a Magny Cours nel 1992, sotto gli occhi indifferenti di Briatore e Symonds, catechizza Schumacher che gli è finito addosso al via. Al suo biografo confida: “Di lui mi preoccupa l’ignoranza in pista, nel senso che ignora le possibili conseguenze dei suoi comportamenti”. Il mese dopo, ai test di Hockenheim, il confronto è anche fisico; i meccanici devono dividerli.

Testardo. Arriva in ritardissimo a Imola nel 1993, a cinque minuti dall’inizio delle prove di venerdì, direttamente in pista dopo dodici ore di volo fra jet ed elicotteri: ci vuole tutta la paziente diplomazia della McLaren per convincerlo a sospendere lo sciopero personale contro Ford, perché vorrebbe la serie 7 del motore che invece per contratto spetta alla Benetton.

The best. Evita gli sguardi dei meccanici prima del via a Adelaide nel 1993, per non cedere alla commozione: “Non volevo partire con le lacrime agli occhi l’ultima volta con la McLaren”. Conquista l’ultima vittoria di carriera, sul podio tira Prost sul gradino più alto e gli alza il braccio verso il cielo, è l’inizio di una riconciliazione sincera. Quella sera, Tina Turner in concerto gli dedica The best.

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