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La folle idea di una corsa a Long Beach ai tempi della prima colonizzazione dell’America
martedì 28 marzo 2023 · Amarcord
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La promozione è aggressiva, mobilita Brabham, Fangio, Phil Hill e Hulme per un’esibizione vintage di antipasto a un evento che per l’epoca è l’equivalente di quanto è stato per Liberty lo sbarco a Miami e quanto sarà il ritorno a Las Vegas. Rob Walker decreta: “La creazione di questa corsa è il risultato più importante per l’automobilismo in questo decennio”.
È il 28 marzo del 1976, debutta in Formula 1 il circuito stradale di Long Beach, sulla costa del Pacifico nella California meridionale: nelle intenzioni deve ricreare Monte Carlo, ma secondo Lauda è “più facile e più sconnesso”.
Fa sponda Dan Gurney, ma la mente è Chris Pook, inglese, emigrato a 22 anni in America, ex pilota di rally in Europa, poi agente di viaggi in una contea che già rende tantissimo e che secondo lui può rendere anche di più. Di qui l’idea di agganciare la massima serie e l’offerta di una piazza prestigiosa a due passi dalle stelle di Hollywood.
Del resto, è il tempo in cui Watkins Glen si avvia lentamente verso il declino, Long Beach è l’alternativa più valida per la prima colonizzazione della Formula 1 negli Stati Uniti.
Invece presto le spese si impennano, Long Beach nel 1983 vede la Formula 1 per l’ultima volta. È l’anno dello strepitoso recupero – il migliore e più incredibile della storia – di Watson e Lauda che partono ventiduesimo e ventitreesimo con le McLaren e rimontano tutto lo schieramento fino alla doppietta.
Dopodiché, l’amministrazione rivede l’investimento al ribasso e apre alle categorie americane, alle quali si conferma fedele anche nel nuovo millennio, quando Pook ripropone il progetto a Ecclestone e chiede alla città l’autorizzazione per un complesso a due piani che dà sullo Shoreline Drive. Il consiglio municipale dice no, la Formula 1 a Long Beach non ci torna.