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Tetto di spesa, Red Bull patteggia la pena. I dettagli: quanto ha sforato, come pagherà (e perché)
sabato 29 ottobre 2022 · Regolamenti
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È la seconda sanzione pecuniaria più severa della storia della Formula 1, solo la McLaren ha pagato di più, 100 milioni di dollari nel 2007 per la spy story: la Red Bull per la violazione del tetto di spesa prende 7 milioni di multa, ai quali si aggiunge la sanzione prettamente tecnica, limitazione del 10% sulla ricerca aerodinamica per il 2023.
Pena per patteggiamento, a fronte di uno sforamento di 1.8 milioni sul quale la Fia nella nota ufficiale scioglie per la prima volta il riserbo, precisando anche come la squadra abbia fattivamente collaborato ai controlli e come non esistano prove che abbia agito in malafede.
A Città del Messico dura un’ora la conferenza stampa straordinaria di Horner, parte dalle ragioni per le quali la Red Bull ha scelto la via del patteggiamento: “Nell’interesse di tutti. Altrimenti ci saremmo trascinati la questione in corte d’appello per un anno”.
Il nodo resta l’interpretazione del capitolo in cui andavano inserite alcune voci di spesa, che secondo Milton Keynes sono escluse dal budget cap e secondo Parigi invece rientrano. Voci tipo le indennità per malattia. E il catering: “Chi di voi è stato da noi negli ultimi 12 mesi ha contribuito a far salire la spesa”.
Sembra una barzelletta e in effetti quest’è. Anche perché se l’ufficio contabile della Red Bull avesse applicato correttamente il credito d’imposta, l’extraspesa si sarebbe fermata sotto i 500 mila euro. Che comunque Horner esclude siano stati investiti sull’auto: “Non è stato speso un penny sulle prestazioni”.
Resta un punto sfocato. Condizioni del negoziato, forse. Ma è indicativo il fatto che la concorrenza alla luce dei contenuti della sentenza sposti la polemica altrove, dalla legittimità del primo titolo di Verstappen alla quantificazione di una pena che è “insufficiente rispetto all’infrazione” secondo Seidl della McLaren. E “non avrà alcun impatto sullo sviluppo”, secondo Mekies della Ferrari. Piuttosto “è un danno d’immagine”, dice Wolff.
Horner ribatte che “ognuno dà la narrazione che gli fa più comodo”. Pure lui, evidentemente: la Red Bull calcola che la riduzione del tempo in galleria del vento può valere fino a mezzo secondo al giro, quindi la Fia a suo dire c’è andata pesante. Marko con spavalderia assicura: “Tanto saremo competitivi lo stesso”.