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Caro energia e sponsor che non firmano: così è collassato il campionato per sole donne

giovedì 13 ottobre 2022 · Fuori tema
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Non è un addio, o perlomeno così spera l’organizzazione, ma per il 2022 il sipario in W Series è già sceso. L’annuncio l’ha dato Catherine Bond Muir che nel 2018, con il supporto pieno di Jean Todt, fondava questo campionato rosa nel quale la Fia ha sempre creduto, per ragioni d’immagine prima di tutto.

Saltano Austin e Città del Messico, significa che Jamie Chadwick vince matematicamente il titolo per il terzo anno di fila, con 5 vittorie consecutive e 50 punti di vantaggio su Beitske Visser. Titolo valido, su sette gare disputate, perché il regolamento prescrive che se ne facciano almeno sei.

Decisiva, in senso negativo, l’idea di agganciare le tappe di W Series alla coda del campionato di Formula 1 sperando nel traino mediatico della massima serie. Questo ha determinato un’esplosione delle voci di spesa per le trasferte extra europee. Non a caso, il dramma dei costi è scoppiato dopo l’appuntamento di Singapore, dove già non c’era traccia delle società che si occupano dei servizi di hospitality.

Per il resto, pesano i rincari generali coi quali si è confrontata anche la Formula 1 quando ha stabilito che non fosse il caso di cercare l’alternativa per recuperare il Gran Premio di Russia e quando ha decretato che per il 2022 si dovesse alzare il tetto di spesa.

Ma la Formula 1 alla fine si difende con quella resilienza che invece difetta ai campionati minori, tant’è che sulla chiusura anticipata delle W Series incide la retromarcia dei nuovi sponsor, malgrado un contratto già firmato. Dice l’organizzazione:

We’ve had offers from a number of people, but the problem is getting money in doesn’t happen at the shake of a ‘money tree’. People have got to go through due diligence.

Non è nemmeno certo che verranno pagati i premi in denaro a squadre e piloti: solo a Chadwick spetterebbero 500 mila euro, mentre le stime dicono che la serie ha 7 milioni di euro di debito.

Fia, Todt,