PHOTO CREDIT · Red Bull Racing
Debutta la nuova Red Bull: evoluzione senza rivoluzione
giovedì 11 febbraio 2010 · Tecnica
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C’è un solo modo per progettare una macchina di Formula 1 nel 2010: prendere un doppio diffusore e costruirci tutto il resto intorno. Lo hanno fatto Ferrari, McLaren, Renault e Mercedes. Lo ha fatto anche Adrian Newey per la nuova Red Bull: è partito dal fondo e dal profilo estrattore.
Ne è venuta fuori una monoposto che a guardarla, secondo Mark Webber, “sembra una limousine” per quanto è lunga: “Ma parliamo di 10 centimetri in più – risponde Newey – per cui non è molto su un interasse di 3 metri”.
Più o meno, è comunque la stessa maggiorazione di passo applicata dalle altre squadre per alloggiare il nuovo serbatoio.
Sostanzialmente la nuova Red Bull riprende le forme della macchina del 2009 e Newey mantiene il sistema pull-rod per la sospensione posteriore: “Con un diffusore singolo è la soluzione più elegante, con un doppio diffusore invece non è così semplice. Ma abbiamo usato il pull-rod per un anno intero, cercando di valutarne pro e contro. Alla fine abbiamo ritenuto che la cosa giusta fosse proseguire”.
Webber osserva: “Le macchine di quest’anno hanno preso tanto dalla Red Bull del 2009, è la dimostrazione dell’intelligenza di Adrian Newey“. Che preferisce usare ancora carta e tecnigrafo per i disegni e proprio non riesce a convertirsi alla realtà virtuale.
Sarà anche per questo che storce il naso di fronte ai metodi di Nick Wirth sulla progettazione digitale senza galleria del vento: “Per quanto mi riguarda – dice Newey – ci sono aree in cui la fluidodinamica computazionale non rende così bene come uno studio in galleria del vento. Quindi bisogna ancora combinarli. Ma magari la loro macchina (la Virgin, ndr) andrà forte e dovrò ricredermi”.