Donna (al) volante: chi è Jamie Chadwick che ha fatto il bis in W Series
martedì 2 novembre 2021 · Fuori tema
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Era la donna più ricercata nel paddock di Austin: Jamie Chadwick nel weekend del Gran Premio degli Stati Uniti si è aggiudicata per la seconda volta il titolo in W Series, il campionato rosa della Fia. Ma il curriculum prova che il confronto con gli uomini non lo teme e l’ha già vinto. Lei dice:
I grew up playing football and never understood why men had to play separately, why we couldn’t always play mixed. I thought we were absolutely equals.
Passaporto britannico, nasce il 20 maggio del 1998 all’Isola di Man da padre inglese e madre indiana. Studia al college di Cheltenham, comincia a gareggiare all’età di 11 anni sulle orme del fratello, è in Gran Turismo all’età di 15, quando sceglie definitivamente i motori all’hockey.
E fa bene, evidentemente, perché nemmeno maggiorenne ha già il titolo nazionale, è il vincitore più giovane di sempre oltre che la prima donna a centrare l’impresa. Da lì passa in monoposto, partecipa alla Formula 3 britannica e nel 2018 vince la tappa a Brands Hatch. Infaticabile, salta da una categoria all’altra, è anche in Formula E con il team Nio per gli appuntamenti di Riad e Marrakesh.
Nel frattempo, la Fia istituisce le W Series, il monomarca in cui gareggiano solo donne: è il 2019, lei non può non esserci, ci arriva con il team Hitech GP. Vince la gara d’esordio della categoria, il 4 maggio a Hockenheim, poi conquista cinque podi su sei e mette le mani sul titolo. Che adesso rivince con Veloce Racing, dopo la sospensione di un anno per pandemia.
In tasca ha già un contratto con la Williams. Che ancora non l’ha messa in auto, ma attraverso il simulatore le ha offerto l’opportunità di confrontarsi con i titolari, se non altro per avere un punto di riferimento:
I get to do simulator development work, so I’m in the factory quite often now, working on the simulator with the engineers and trying to help them where I can, but also bettering myself and referencing myself against the drivers.
Per la promozione in Formula 1 il manico non basta, servono quattrini e superlicenza, ma la vittoria intanto già le frutta una borsa di studio di 500 mila dollari e 15 punti di budget sui 40 che vuole il regolamento della Fia. Il Times titola: “Il sogno è più vicino”.