Overdose di 23 gare nel 2021 (se il coronavirus lo permette). Con la disputa etica sull’Arabia Saudita
martedì 10 novembre 2020 · Politica
tempo di lettura: 2 minuti
Se la pandemia da coronavirus lo consente, il campionato del 2021 è una successione micidiale di 23 appuntamenti, una overdose logistica per il personale delle squadre. Al punto che Horner già mette le mani avanti: “Forse è il caso di pensare ai team di sostegno”, una rotazione di tecnici e meccanici come già si immaginava sei anni fa.
È un calendario che ripropone la struttura convenzionale e quindi riporta la Formula 1 nel mondo dopo il 2020 senza trasferte estreme. Quindi Europa, Asia, America, Australia. Piste permanenti e piste stradali, con la conferma del ritorno a Zandvoort dopo 35 anni e la fiducia a Interlagos nonostante le promesse fumose di Bolsonaro per un autodromo a Rio.
La new entry è l’Arabia Saudita, per una corsa in notturna nella zona costiera di Gedda, una soluzione provvisoria mentre si pensa di completare per il 2023 un autodromo a Qiddiya, vicino Riad.
C’è una disputa etica, perché oppressioni e ripetute violazioni dei diritti umani da parte della dinastia reggente sono accertate da tutti gli organismi internazionali. La Formula 1 allora anticipa le accuse di complicità per sportwashing, con diplomazia e distacco promette: “Saremo una forza positiva”.
E poi ci sono gli esclusi. Manca Hanoi dove il Gran Premio era previsto già quest’anno. Manca pure Miami che si conferma un mistero anche dopo la presentazione del nuovo piano di correre attorno all’Hard Rock Stadium.
In teoria il margine per entrare nel mondiale c’è ancora, per una sola sede comunque, nella data fantasma del 25 aprile 2021 che Liberty ha bloccato senza assegnare. Ma secondo Racefans la trattativa non riguarda né Miami, né Hanoi. Piuttosto, una delle tappe che nel 2020 hanno offerto il paracadute. Imola, Istanbul, Mugello, Portimao, il Nurburgring. Improbabile, ma non impossibile.