Nelsinho Piquet all’esordio in Formula 1: raccomandato no, agevolato sì
venerdì 11 aprile 2008 · Mercato
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L’iter è il solito e lo traccia Briatore: un anno ai collaudi, poi la promozione. È successo con Alonso e Kovalainen. Adesso con Nelsinho Piquet: pratico, piacente, un po’ esaltato e soprattutto figlio d’arte. Raccomandato? Lui dice di no. Piuttosto, agevolato: “Essere figlio di Piquet mi ha aiutato per i contatti. Ma non arrivi in Formula 1 se non sei veloce”.
Ma quanto conta il mezzo meccanico? “Solo il 40%. La maggior parte del lavoro la fa il pilota con le componenti psicologiche che ogni gara si porta dietro”.
A sue spese Nelsinho si è già fatto un’idea della Formula 1: “È molto più dura di quanto potessi immaginare. Fra prove, qualifiche, impegni con la stampa e gare, scorre tutto così veloce e si rimbalza in fretta da una parte all’altra”.
Lo chiamano stress da debuttante. Per difendersi, mantenersi sempre scattante, accorciare le distanze fra una trasferta e l’altra e dedicare più energie agli allenamenti, a febbraio Piquet ha investito 2 milioni di dollari per comprarsi un aereo privato: “Guadagnerò tempo prezioso che mi servirà per curare la forma fisica. In questo sport non si improvvisa nulla”.
Il resto – il 40% – deve metterlo la Renault: “La R28 non deve essere solo una macchina vincente – promette Pat Symonds – ma soprattutto ispirare fiducia ai nostri piloti”.
Alonso fa fruttare il talento. Piquet ancora annaspa, ma scazzottarsi con Fernando come faceva Hamilton nel 2007 non fa per lui. Lo ha spiegato in sala stampa a Melbourne: “Da Alonso devo solo imparare. Quello che successe alla McLaren non si ripeterà. In quel caso sbagliò chi doveva gestire la squadra, qui invece il team manager sa benissimo cosa fare”. Briatore non è come Dennis. Certe ribellioni le blocca sul nascere.