PHOTO CREDIT · Scuderia Ferrari

“L’eccellenza del made in Italy”, bella, rossa e (si spera) affidabile: arriva la Ferrari 2018

giovedì 22 febbraio 2018 · Dal paddock
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Una macchina nuova fiammante che dire bella è poco: “E quando è bella – dice Raikkonen – è pure veloce”. L’ottimismo delle grandi occasioni, le promesse dei vertici tecnici, sembra un film già visto, l’auspicio del popolo di fede ferrarista è che l’epilogo una volta tanto cambi faccia.

Maranello, anno domini 2018, sono undici stagioni che il Cavallino non porta a casa un titolo piloti, il conto resta congelato al 2007, praticamente età della pietra rispetto all’organizzazione odierna, meno internazionale e più italiana.

Non a caso, Arrivabene segnala un punto cruciale, l’ultima nata “è un pezzo d’eccellenza del made in Italy, i ragazzi l’hanno costruita pezzo per pezzo”. Una specie di primato. “Non resta che provarla”, il commento di Vettel.

Si chiama SF71H, nel nome affascina meno che nelle forme. Ma padre Marchionne voleva che pure sulla carta restasse impressa la prosecuzione logica di un percorso che è cominciato nel 2017 con la SF70H, la prima rossa di Binotto. Buona, non eccellente: “Abbiamo cercato di migliorare in tutte le aree. Soprattutto l’affidabilità”. Che nel 2017 è mancata nel momento cruciale.

Rispetto alla progenitrice la macchina del 2018 azzarda una nuova configurazione di radiatori e posteriore. Ed è più lunga, in qualche modo copia la scelta tecnica che l’anno scorso faceva volare la Mercedes sulle piste veloci.

La Mercedes, a proposito. In contemporanea col battesimo della nuova rossa arriva la nuova freccia d’argento, il punto di riferimento, la macchina da battere. Bella, pure quella. E veloce, si presume, pure quella.

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