L’Italia senza la Formula 1 in chiaro nel 2018 (e oltre). Ma la colpa di chi è?

sabato 13 gennaio 2018 · Media
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Il paese della Ferrari senza i Gran Premi in chiaro. Nel 2018 e anche oltre. È l’ultimo segnale di impoverimento progressivo della televisione di stato: la Rai non rinnova il contratto per la trasmissione delle gare di Formula 1, l’esclusiva resta alla voce di Carlo Vanzini su Sky in pay-tv.

È uno scarico di colpe, Autosprint scrive che “non è la Rai che vuole perdere la Formula 1”. Nel senso che una responsabilità ce l’ha pure Liberty Media che adotta una strategia a favore delle televisioni a pagamento e per l’Italia cerca lo stesso schema della Francia.

Ovvero: solo 4 corse in diretta, le altre in differita, peraltro dosate per highlights, quindi nemmeno integralmente. Che tra parentesi viste certe processioni forse è pure meglio.

Sulla filosofia di Liberty Media in merito al posizionamento delle corse c’è una dichiarazione di Sean Bratches, il direttore commerciale. L’ha raccolta il Guardian a una conferenza della Fia nel mese di giugno:

Free-to-air is critically important to us. My vision as it relates to media rights is a hybrid of free-to-air and pay. Our plan is to balance the two but have a prominent, over the year, free-to-air voice. That is important from a fans, sponsors and relevance standpoint.

My view is a 30-70 model of free-to-air to pay.

E allora la verità dove sta? Nel mezzo, come sempre. Cioè: Liberty vuole la F1 in pay-tv per guadagnarci, spostando la ripartizione dal vecchio 50-50 verso un 30-70. Il minimo sindacale. Del resto, ha bisogno comunque di una soglia critica di trasmissione in chiaro per preservare il bacino d’interesse del pubblico generalista.

Dall’altro lato, la Rai è in rosso, soldi dalle reclame non può rastrellarli per rispettare la soglia del 4 per cento di affollamento pubblicitario a settimana. Ma Viale Mazzini è pur sempre un baluardo politico critico. Con le elezioni alle porte certe verità bisogna annacquarle.

Autosprint, Liberty Media, RaiSport,