Leclerc sì, Giovinazzi no: ragioni e retroscena di una mossa di mercato controversa
mercoledì 6 dicembre 2017 · Mercato
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Il dato di fatto è deprimente, da quando esiste l’Accademia di Maranello nessuno degli allievi è mai salito in via ufficiale sulla Ferrari. Di mezzo c’è il dramma di Bianchi, ma le carte prima che le disponesse il destino le avevano disposte il mercato e Montezemolo.
Insomma è storia che la Ferrari coi giovani ci vada coi piedi di piombo. Marchionne a settembre nelle interviste a proposito di Giovinazzi e Leclerc diceva:
Il nostro obiettivo è far crescere i giovani, eventualmente dargli un futuro con noi. Ma prima devono dimostrare in Formula 1 che se lo meritano.
Leclerc adesso in Formula 1 ci arriva con l’Alfa Romeo. Niente da obiettare: viene da una stagione superlativa in Formula 2, dai test di luglio a Budapest sulla Ferrari. Ma: Giovinazzi teoricamente ha più esperienza di lui, ha fatto un tirocinio di sette sessioni di prove libere con l’Haas, due Gran Premi con la Sauber durante la convalescenza di Wehrlein. Un Gran Premio e tre giri per la verità, considerato l’incidente di Shanghai. Doppio, perché l’aveva fatto pure in qualifica.
E forse il nodo qua sta, nel fatto che Giovinazzi dopo l’euforia delle cavalcate in GP2 qualche perplessità l’ha lasciata. Al punto che quando la Ferrari ha provato a imporlo in Haas per il 2018 s’è vista rispondere picche. Dall’intervista a Gunther Steiner per Ekstra Bladet:
I cannot say how negative it was, but it was not positive. We will see what we are doing next year, but we have not talked about it yet. They did not pressure us. We quickly clarified that we have two drivers next year. It was pretty straightforward.
Marchionne su Autosprint oggi dice: “Posti non ce ne sono”. Non esattamente, perché Giovinazzi la Ferrari poteva infilarlo alla Sauber, cioè all’Alfa Romeo. Insieme con Leclerc. È successo che gli sponsor di Ericsson hanno imposto la legge della valigia, è rimasto un solo volante e Marchionne l’ha dato a Leclerc.
Per cui sabato mentre l’Alfa scopriva progetti e livrea al museo di Arese, Giovi era a Bologna al Motorshow a fare i tondi nell’area fiere. Da Twitter dice:
Avevo dieci anni quando da spettatore ero qui a vedere la rossa.Oggi dopo 13 anni sono tornato qui ma in quella macchina, la macchina che da bambino ho sognato, c’ero io. Ho lottato per realizzare questo e lo farò sempre. Perché nessuno può fermare un sognatore.
Il sognatore adesso rischia di restare confinato tra box e simulatore mentre gli altri corrono. Com’è stato per Davide Rigon. Anche perché alla fine del 2018 scade il contratto con Raikkonen. E la Ferrari una chance per preparare il lancio ufficiale di Giovinazzi non se l’è voluta nemmeno giocare.