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Nel 1906 a Le Mans il primo Gran Premio della storia. Fra toreri, bici e mongolfiere
domenica 26 giugno 2016 · Amarcord
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Diceva Henry Ford che “le competizioni sono iniziate cinque secondi dopo che è stata finita la seconda macchina”. Quindi suppergiù un momento indefinito tra diciannovesimo e ventesimo secolo. O magari pure prima, visto che il carro di Cugnot con motore a vapore risale agli ultimi anni del Settecento e nei libri di storia della tecnologia rappresenta il seme dell’industria dell’auto.
Ad ogni modo, il primo Gran Premio che la storia riconosca è del 1906, Ferenc Szisz al volante di una bestia da novanta cavalli, una Renault che pesa una tonnellata e consuma come un piroscafo, si aggiudica l’archetipo delle gare internazionali.
La denominazione dell’evento viene dal compenso per la vittoria, un “grande premio” di 45 mila franchi, l’equivalente di 13 chili d’oro.
Si corre sulle strade nei dintorni di Le Mans, il tracciato misura 103 chilometri, bisogna fare 12 giri suddivisi in due manche tra sabato e domenica, 26 e 27 giugno. La Francia è convinta d’imporsi: “Il mondo saprà – scrive Le Petit Parisien – che la nostra industria automobilistica è superiore”. Non sbaglia: la Fiat arriva seconda con Felice Nazzaro, in ritardo di mezzora.
Partecipano in 32, si ritirano in 20, si parte uno alla volta a intervalli di 90 secondi, per cui il duello più che altro è col cronometro e non c’è corpo a corpo.
A contorno: Michelin lancia il concetto di jante amovible, il cerchio smontabile con la gomma già pronta; oltre alle macchine quel weekend si sfidano toreri, biciclette e mongolfiere.
È un successo di pubblico così vasto che la Germania l’anno dopo propone il Kaiserpreis su una pista di 117 chilometri sul massiccio del Taunus a nord di Francoforte. La storie delle corse prende il volo.