Brabham da mondiale (e senza sensi) nel primo Gran Premio degli Stati Uniti

sabato 12 dicembre 2015 · Amarcord
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È l’epoca in cui le squadre disdegnano la 500 Miglia di Indianapolis: 12 dicembre 1959, a Sebring all’aeroporto regionale che fu base dell’aviazione americana si tiene il primo Gran Premio degli Stati Uniti. Programma succulento, in lizza per la corona iridata sono in tre, è la prima volta che capita. In ordine di classifica dopo Monza: Jack Brabham, Stirling Moss e Tony Brooks.

Brabham ha 5 punti e mezzo di vantaggio su Moss, 8 su Brooks. Conduce quasi tutta la corsa, resta senza benzina all’ultimo giro, si classifica quarto spingendo la Cooper in salita nei cento metri finali, già stremato per una notte in bianco a riparare i danni dell’incidente nelle prove.

Collassa, ma il suo destino verso l’iride è compiuto perché di fatto un fuoripista di Brooks e la rottura della trasmissione di Moss gli consegnano il titolo, il primo della carriera. Ne aggiungerà due.

Nel frattempo Bruce McLaren a 22 anni, tre mesi e poco più si guadagna la prima vittoria. Nella classifica dei più giovani a vincere, all’epoca è secondo solamente a Troy Ruttman, un mese di differenza.

Di Trintignant il giro più veloce, l’ultimo che ancora vale un punto perché dall’anno successivo il record in gara non è più premiato. Di Schell invece la furbata più clamorosa: la scorciatoia che nessuno vede tra il ponte e la curva di Webster gli permette di guadagnare 6 secondi per qualificarsi terzo.

È un finale al cardiopalma e sono in quindicimila appena a goderselo; alla 12 Ore erano stati il doppio; alla 500 Miglia a Indy dieci volte di più. Lo sport recepisce il messaggio, finisce che a Sebring la Formula 1 non ci torna.

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