Un “piccolo detrito” nella gomma di Vettel a Spa. Ma era rimasto solo il 30% del battistrada
giovedì 3 settembre 2015 · Gran Premi
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Parla più dei tifosi che di Spa. Poi gli estorcono un commento. Diplomatico: “Pirelli è stata collaborativa e aperta nei nostri confronti. È importante imparare da quanto accaduto in Belgio”. Vettel ha già voltato pagina, la Fia sta con Pirelli e non intravede rischi. In estrema sintesi è il quadro della vigilia di Monza dopo la pubblicazione dell’analisi “su tutti i pneumatici utilizzati a Spa”.
Il comunicato della P lunga esce alle 14:26, risponde alla Ferrari, alla Federazione, alla Formula 1 tutta. E ovviamente difende la solidità del prodotto: “Dall’inizio del 2015 sono state utilizzate, anche su piste severe come Sepang, Barcellona e Silverstone, 13748 coperture slick. Non sono mai stati riscontrati dei problemi”.
Erano a posto nella struttura anche i pneumatici del Belgio. Lo confermano “analisi approfondite sui materiali utilizzati e sui processi produttivi” nonché “i test di affaticamento su alcune delle gomme impiegate in gara”. Sta di fatto che a Vettel una di quelle gomme è scoppiata: “Fattori esterni – chiama in causa Pirelli – uniti all’utilizzo prolungato dei pneumatici in uno dei circuiti più severi del campionato”.
Nel comunicato non c’è scritto, ma nel paddock s’è saputo che al momento dell’incidente il battistrada delle posteriori di Vettel era al 30% dello spessore nominale, per cui il pneumatico era più suscettibile ai detriti che i gommisti già citavano per spiegare il cedimento di Rosberg nelle prove libere. Con una differenza di fondo: sulla Mercedes il pneumatico s’è logorato prima di strapparsi, s’è sfilacciato come testimonia il camera car a inquadratura posteriore; sulla Ferrari invece è esploso perché veniva da “un utilizzo prolungato”, ha patito “un meccanismo di rottura – sostiene Pirelli – diverso da quello conseguente alla normale foratura, che avviene con la perdita di pressione”. Il che in effetti spiega anche perché la telemetria non avesse rilevato derive.
Insomma per Pirelli la sostanza non cambia: la Ferrari s’è presa un rischio. Lo dimostra anche il conto dei danni perché il taglio sul battistrada, identico a quello che ha condannato Vettel, alla fine è venuto fuori pure su altre gomme, sempre indotto da “detriti di piccola taglia che hanno danneggiato la costruzione, ma senza che il pneumatico subisse il cedimento”. Del resto, 28 giri con lo stesso treno li ha fatti solo Vettel.
Sono 63 i tagli sulle gomme tra prove libere e gara. Che sono tantissimi tenendo conto che dall’inizio dell’anno, mettendo insieme i weekend ufficiali e le sessioni di test, se n’erano contati solamente 18. Ecco perché dopo le qualifiche Pirelli aveva chiesto e ottenuto dalla Fia “la pulizia del circuito oltre che la comunicazione ai team”. E alla luce di un avviso del genere la strategia della Ferrari pare ancora di più un azzardo.