Quella rivincita di Nico Hulkenberg alla 24 Ore di Le Mans

domenica 14 giugno 2015 · Fuori tema
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La Porsche che vince a Le Mans per la prima volta nel nuovo millennio, la Porsche che ritocca il record di successi e lo porta a 17, spezza la striscia dell’Audi che dal 2000 in poi s’è arresa solo due volte, una alla Bentley e l’altra alla Peugeot.

I numeri dicono già abbastanza, ma il dato statistico che travalica il confine del mondo dei prototipi e arriva alla massima serie è un altro, perché nell’equipaggio che si aggiudica l’edizione del 2015, insieme con Nick Tandy e Earl Bamber c’è anche Nico Hulkenberg. Ed era dal 1991, dai tempi di Herbert e Gachot, che un pilota attivo in Formula 1 non vinceva a Le Mans.

Perché c’è stato un tempo in cui i piloti erano intercambiabili: chi faceva la Formula 1 ambiva anche alla 24 Ore più famosa del mondo, si procurava l’occasione e poi andava a correrci davvero. Oggi no. Dice Rosberg: “Mi piacerebbe andarci, una volta, con gli amici. Ma a correrci non ci penso nemmeno”. Anche Alesi: “Non puoi dare il massimo per tutto quel tempo”. Forse nessuno gli ha mai spiegato che ci sono i cambi.

Sta di fatto che i big della Formula 1 tendono a snobbare l’avventura della Sarthe. E non li aiuta nemmeno il fatto che i ritmi del campionato sono così serrati che praticamente escludono le divagazioni. Perciò alla fine Le Mans bene o male ricongiunge gli ex del paddock.

Hulkenberg invece s’è riuscito a ritagliare l’opportunità quando la Fia con lungimiranza e intelligenza ha bloccato la data del 14 giugno e l’ha riservata in esclusiva per Le Mans. Adesso insomma l’incredibile Hulk ha una coppa di prestigio in un palmares che non è mai decollato malgrado promesse e aspettative.

Arriva in Formula 1 nel 2010 con la Williams direttamente dalla GP2. Dove ha vinto tutto, come in Formula 3 Euroseries, A1 GP e Formula BMW. All’epoca passa anche alla factory per lavorare al reparto compositi. Nell’anno d’esordio è in pole a Interlagos, quando la squadra già ha deciso che il suo volante deve andare agli sponsor di Maldonado. Si fa un anno in panchina, poi trova spazio in Force India, da lì passa alla Sauber e nel 2013 diventa l’uomo del mercato: la Ferrari gli fa firmare un’opzione a Budapest, poi dopo Monza lo scarica via sms e vira su Raikkonen. Alla fine gli chiude la porta pure la Lotus e lui torna in Force India. Dove ancora aspetta la chiamata della vita.

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