PHOTO CREDIT · Formula One World Championship Ltd.
Bandiere gialle, singole e doppie: le regole (imperfette) che scagionano Bianchi
giovedì 9 ottobre 2014 · Regolamenti
tempo di lettura: 2 minuti
L’elemento a cui si aggrappa la Fia, tra le righe del comunicato delle 19:30 di domenica sera, è la doppia bandiera gialla prima della Dunlop: è la prassi per intimare di rallentare quando in azione c’è un mezzo di soccorso. Lo diceva anche Hamilton: “La consuetudine è questa, doppia gialla, devi alzare il piede perché c’è qualcosa”.
C’è il dubbio che Bianchi il piede non l’abbia alzato: dai rilevamenti del tracker satellitare risulta sia entrato alla Dunlop a 212 all’ora, forse perché male interpreta la bandiera verde che correttamente dà via libera dalla postazione 12 in poi, dalla torretta proprio sopra il punto dell’impatto di Sutil.
Ad ogni modo, siccome il tratto immediamente precedente è effettivamente in regime di doppia gialla – e le segnalazioni ai piloti arrivano anche attraverso le luci sul cockpit in sincronia con i pannelli luminosi intorno al circuito – Bianchi l’informazione del giallo la recepisce. E qui è tenuto a rispettare la norma che la Fia ha modificato alla prima gara dell’anno.
In pratica ai fini dei controlli sulla velocità in regime di bandiere gialle non contano i tre settori canonici della pista, ma ne esistono venti, più corti, che permettono una misura più rappresentativa, dal momento che su un settore più lungo diventa inaffidabile la valutazione del rallentamento e la percezione di un picco di velocità. È come il funzionamento del tutor in autostrada: si calcola la velocità media tra ponte e ponte anziché quella istantanea.
Il regolamento prescrive che rispetto al tempo di percorrenza usuale, su ciascun settore corto i piloti devono perdere 2 decimi in regime di bandiera gialla, 5 decimi in regime di doppia gialla. È una legge più coerente, ma resta imperfetta perché se anche un pilota la rispettasse alla lettera andrebbe a sacrificare la velocità di un’aliquota irrisoria.
E il calcolo è presto fatto. Lo propone thejudgef1.com, ma può ripeterlo chiunque: a Suzuka prima di uscire Bianchi girava mediamente in 1:57, significa che ipotizzando una suddivisione equa della pista che misura 5.8 chilometri, ognuno dei venti settori corti misura circa 290 metri e si attraversa sotto i 6 secondi; ora, trascurando il fatto che le curve hanno raggio diverso e quindi non si percorrono tutte alla stessa velocità, si può calcolare che decelerando nel rispetto delle regole e cioè passando da 6 a 6.5 secondi, la velocità media scende appena dell’8.6%, ovvero 230 orari alla Dunlop diventano 210. Il che da un lato scagiona Bianchi, ma dall’altro apre una riflessione sull’efficacia di certe regole. E su certi nodi che vengono fuori sono nella tragedia.