A Pechino scatta il campionato di Formula E: la risposta elettrica alla Formula 1

sabato 13 settembre 2014 · Fuori tema
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Energia pulita, mobilità sostenibile e costi contenuti: si chiama Formula E la risposta elettrica alla Formula 1, nasce su basi nobili, scatta questo weekend a Pechino dopo tre anni di gestazione e promozione. Sebastian Vettel l’ha già stroncata: “Non mi piace, non penso rappresenti il futuro. La gente va a vedere la Formula 1 per percepire la potenza delle macchine. Non c’è molto da percepire se la macchina passa e tu senti solo il vento”.

Ci crede invece Jean Todt che l’ha partorita: “Il mondo sta cambiando, abbiamo la responsabilità di assecondare questi cambiamenti”. Le case rispondono, tant’è che in ogni macchina c’è un concentrato di tecnologia che coinvolge nomi pesanti: Dallara per il telaio, McLaren per elettronica e trasmissione, Williams per le batterie, Michelin per i pneumatici, sotto la supervisione tecnica di Renault. Marchi che evidentemente vedono oltre l’orizzonte di Vettel.

Le auto, allora: Spark-Renault SRT_01E, pesano 800 chili e sviluppano 270 cavalli, si guidano con cambio sequenziale a cinque rapporti. Ogni pilota ne ha due perché al pit-stop deve montare su un altro telaio quando la batteria è scarica. E in gara per i sorpassi c’è l’opzione push-to-pass, il bottone magico che funziona come il kers della Formula 1.

Si corre su circuiti urbani e pure questa è una novità dal significato simbolico “perché le macchine elettriche – dicono gli organizzatori – sono il futuro per le città”. Nell’ordine, dopo Pechino si va a Putrajaya, Punta del Este, Buenos Aires, Miami, Long Beach, Montecarlo, Berlino e Londra. In lista per il futuro anche Roma, Rio de Janeiro e Bangkok.

Infine, i protagonisti. Transfughi – quasi tutti per necessità, mai per volontà – della massima serie: Jaime Alguersuari, Sebastien Buemi, Karun Chandhok, Jerome d’Ambrosio, Lucas Di Grassi che in prima persona ha fatto tutti i collaudi, Nick Heidfeld, Franck Montagny, Charles Pic, Nelsinho Piquet, Takuma Sato, Bruno Senna, Ho Pin Tung.

C’è anche Jarno Trulli, pilota e team principal di una squadra tutta sua. Come quei bambini che all’oratorio portano il pallone per assicurarsi di giocare.

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