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Gran Premio di Spagna 2014, gara
domenica 11 maggio 2014 · Roundup
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C’era un ordine solo e l’aveva dato Lauda: “Fate quello vi pare ma non schiantatevi uno contro l’altro”. Il corpo a corpo invece non c’è: si sveglia troppo tardi Rosberg, arriva addosso a Hamilton quando la gara volge alla fine. Mercedes a Barcellona marca un’altra doppietta, Lewis col poker neutralizza il distacco che si portava dietro per via del ritiro di Melbourne e conquista la vetta del campionato.
Loro e… gli altri. Si sviluppa su due livelli il Gran Premio di Spagna: un monomarca della Mercedes con due macchine a fare l’andatura, la Formula 1 dietro. Dopo mezza gara Ricciardo ha già mezzo minuto di ritardo, becca altri 15 secondi prima del traguardo. Dal settimo in giù sono tutti doppiati.
Quarto con lode. Nel giro di schieramento s’era preoccupato per il bloccaggio dell’anteriore e l’aveva attribuito alla barra anti rollio. Che poteva significare un guaio serio. Invece Vettel giro dopo giro, sorpasso su sorpasso, recupera la confidenza che dall’inizio dell’anno non ha mai avuto: “Ora mi sento la macchina in mano”. Rimonta fino ai piedi del podio, lui che partiva quindicesimo e che venerdì aveva trascorso le libere nel box.
Rosse percosse. Le temperature s’erano abbassate, la Ferrari in teoria doveva rendere meglio rispetto alla qualifica. Invece Alonso e Raikkonen le prendono anche da Bottas e arrivano sesto e settimo. Con strascico polemico perché Iceman contesta la tattica su due soste che lo condanna alle spalle di Matador. Fry tira in ballo la pista: “Qui i sorpassi non sono facili”. E Vettel? Correva su un altro circuito?
Ragazzacci. Scampa alle penalità in pista, però Maldonado a causa della collisione con Ericsson si becca un punto di penalità sulla superlicenza. Allo stato attuale, con quattro punti sul groppone sono lui e Bianchi i più indisciplinati.
In ricognizione. Prima del via è arrivato il monito di Whiting sulle procedure del giro di formazione. Il chiarimento l’hanno preteso i piloti delle retrovie che spesso devono fermarsi perché il passo del poleman è troppo lento. E siccome tre volte su quattro la pole è andata a Hamilton, lui s’è sentito chiamato direttamente in causa: “Sto solo sperimentando diverse cose. Anche nei briefing s’è detto che non ci sono regole che impongono quanto velocemente e quanto lentamente bisogna andare. Se arrivo troppo presto sulla piazzola della pole si abbassa la temperatura delle gomme e rischio di fare una brutta partenza”.
Il rombo perduto. I promotori delle corse insistono sulla necessità di migliorare il suono dei motori e ne fanno un pretesto per ridiscutere le tasse d’iscrizione. Ecclestone li ha voluti incontrare, alla vigilia del test che la Mercedes sta per condurre per conto della Fia con lo scarico a megafono per amplificare i decibel e “raggiungere un rombo a metà tra quello dei vecchi V8 e quello degli ibridi”.
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