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Melbourne, anno zero e nessuno al sicuro: scatta la sfida che annulla i vantaggi

giovedì 13 marzo 2014 · Gran Premi
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Era finita con Sebastian Vettel incollato al trono, 155 punti sull’inseguitore più prossimo e il record di vittorie consecutive che Alberto Ascari si teneva stretto dagli albori della serie regina. Comincia con Vettel che predica calma, nella classifica aggregata dell’ultimo test è quinto dal fondo, ammette che i problemi “vanno al di là della prestazione”.

Renault frigge le batterie, Adrian Newey per trovare il limite ha compattato all’estremo tutti i componenti. Sta qui la sintesi dell’anno zero della Formula 1, la sfida che tormenta il paddock dal primo all’ultimo box. Perché al rischio di stecca non è immune nessuno, nemmeno le strutture più forti, nemmeno un colosso come Red Bull che tra il 2010 e il 2013 ha rastrellato più vittorie di tutti gli altri messi insieme.

Era stata un terremoto la rivoluzione tecnica del 2009, è un cataclisma quella del 2014. Il tifoso più pigro si ferma al musetto, a quelle somiglianze oscene che il regolamento ha prodotto: aspirapolvere, proboscide, forchetta. Il grosso delle novità invece sta sotto la carrozzeria: sei cilindri sovralimentati, consumi controllati, tetto massimo al regime di rotazione, potenziamento dei sistemi di recupero dell’energia, brake-by-wire, quindici centraline elettroniche dove prima ce n’era una soltanto. I vantaggi si azzerano, i bolidi non rombano più. Fanno un sibilo strozzato.

Corrono una maratona nevrotica di otto mesi su 19 piste, praticamente quelle del 2013 meno India e Corea, più Austria e Russia: due perdite indolori, un ritorno da troppo tempo atteso e un ingresso stuzzicante. Il semaforo verde in Australia, la bandiera a scacchi negli Emirati Arabi, dove si assegna il doppio dei punti per spingere lo show fino all’ultimo metro del campionato nella direzione dell’intrattenimento puro e artefatto.

È nuova pure la trovata dei piloti che si scelgono i numeri di gara. Produce attaccamento alla maglia, alimenta il merchandising. Ammesso che il pubblico ancora ci creda, al concetto del pilota che fa la differenza, perché per esempio Alesi e Villeneuve sostengono esattamente il contrario, che “d’ora in poi conta solo la macchina”. Invidia.

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