Egoismo dei big e squadre morose: perché la Fota sta crollando

domenica 16 febbraio 2014 · Politica
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“Un’occasione persa”. Bob Fearnley di Force India, la classifica così: “Potevamo lavorare insieme, raggiungere degli accordi commerciali tutti insieme. Invece no”. Per lui la Fota, l’associazione delle squadre, è già ko. I team hanno un incontro in programma, devono stabilire se il sodalizio va sciolto oppure ristrutturato. Il Telegraph scrive che le quote associative non le sta pagando più nessuno. Significa che indipendentemente dal meeting, implicitamente il destino è segnato.

Ad ogni modo la questione finanziaria non è l’unica. La Fota scricchiola da quando è venuta a galla l’incongruenza nei bilanci della Red Bull e implode perché rappresenta la voce di un’unità fittizia. Riferisce Graeme Lowdon della Marussia:

Le squadre non hanno obiettivi comuni. Lavorano con le stesse regole e vanno negli stessi posti, ma per alcune la priorità è la sopravvivenza finanziaria, per altre la promozione del marchio.

Non fa accuse dirette, ma il messaggio è chiarissimo. La Fota è una convivenza di facciata che non porta risultati concreti da quando se ne sono andate Ferrari e Red Bull con il pretesto del dissenso sul controllo delle spese e l’intenzione sottintesa di firmare un accordo commerciale più fruttuoso e soprattutto privato con Bernie Ecclestone senza il vincolo d’onore nei confronti degli altri team, malgrado fosse partita dal Cavallino la scintilla primordiale per mettere insieme la lega dei team nell’estate del 2008, nella “comune consapevolezza – diceva Montezemolo – di un momento difficile”.

Oggi la Fota conta solamente sette squadre su undici perché per ragioni politiche Maranello e Milton Keynes hanno fatto in modo che uscissero dal patto anche Sauber e Toro Rosso. Ma “i non membri – fa sapere la Fota – hanno comunque beneficiato delle attività degli altri negli ultimi dodici mesi”. Senza esporsi.

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