Sauber s’inventa il “pilota associato” e pesca Simona de Silvestro in America
venerdì 14 febbraio 2014 · Mercato
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Il budget è quello di una squadra di rincalzo, ma la panchina è lunghissima neanche fosse quella di un top-team. La Sauber a gennaio ha preso Giedo Van der Garde dalla Caterham e gli ha assegnato i collaudi, un anno fa ha promesso di allevare Sergey Sirotkin che gli sponsor vogliono mantenere in ballo e possibilmente in pista, però adesso a Hinwil entra anche Simona De Silvestro.
Venticinque anni, bella presenza, passaporto svizzero come la Sauber. Negli Stati Uniti è popolarissima, in Europa la cronaca se la ricorda per l’incidente con incendio della Dallara a Fort Worth nel 2010. A novembre, per la Sauber già figurava come testimonial al Gran Premio di Austin. Foto, interviste e stop. Il team adesso per ingaggiarla s’è inventata una posizione che nessuno aveva ancora esplorato nel paddock.
Ufficialmente la chiamano “affiliated driver” che nella traduzione letterale significa “pilota associato”. Vuol dire che sostanzialmente Simona resta indipendente, corre sempre in America, con i suoi sponsor e fondamentalmente non ha vincoli. Ma la squadra nell’arco del campionato può impiegarla nell’ambito di un programma di apprendistato con test e simulazioni verso il 2015.
Perché l’obiettivo non lo maschera nessuno: “Dopo quattro anni in Formula 1 – dice Monisha Kaltenborn – l’ambizione di Simona è quella di entrare in Formula 1 nel 2015. Riteniamo abbia talento, la sosteniamo nella sua scalata verso il vertice dell’automobilismo”.
Non è la prima volta che la Formula 1 va a pescare le quote rose in America. Nel 2002 aveva puntato Sarah Fisher, poi s’era spostata su Danica Patrick. I contratti non li hanno mai firmati. Il marketing suggerisce che Simona, oggi, è un bocconcino interessante. Non necessariamente con la Sauber.