Red Bull, niente tregua dopo Sepang. Mentre Vettel ritratta le scuse
venerdì 12 aprile 2013 · Dal paddock
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Tregua? Giammai. Resta tesissimo il clima alla Red Bull mentre il circo approda in Cina. Vettel dopo lo sgarbo di Sepang si era scusato: “Sì – spiega – perché l’ultima cosa che voglio è disobbedire alla mia squadra. Però il mio obiettivo resta la vittoria. Per aver vinto in Malesia non devo scusarmi“.
Torna al suo un atteggiamento superbo, Seb. Che a Sepang in conferenza stampa riconosceva: “Ho creato un casino”. A caldo aveva pure detto: “La chiamata l’ho avuta. Se non l’ho rispettata è stato perché l’ho fraintesa”.
Nel paddock di Shanghai ci tiene a rimarcare che la linea d’azione è una sola: “Se anche avessi capito il messaggio e ci avessi pensato su, se cioè avessi riflettuto sul fatto che la squadra voleva che io arrivassi secondo lasciando Mark al primo posto, penso proprio che avrei reagito come ho fatto. Lui non meritava aiuto”.
C’è un precedente a parti invertite che è sfuggito nelle ricostruzioni. A Silverstone nel 2011 il muretto chiede di congelare l’arrivo, ma Webber attacca comunque per il secondo posto: “Me ne sono fregato”. E si prende una bordata di critiche nel paddock.
Adesso il duello va avanti con toni sempre più aspri: “Rispetto Mark come pilota, ma – dice Vettel – lui una mano non me l’ha mai data“. Poi una riflessione: “Questa storia ha distolto l’attenzione da tutto il resto. Noi in Malesia abbiamo fatto una doppietta importante”.
Perciò Helmut Marko alla stampa tedesca annuncia che le polemiche d’ora in poi sono tagliate alla radice: “Niente più ordini di scuderia”. In Cina ne dà conferma anche Chris Horner: “Ne ho parlato con Dietrich Mateschitz. Non siamo grandi fan degli ordini di scuderia”. Da Shanghai quindi libertà. La risposta di Webber è un’altra scossa: “Vuol dire che forse il mio lavoro sarà più facile”.