Disordini di squadra: Imola 1982, lo sgarro di Pironi che ferì Villeneuve
giovedì 28 marzo 2013 · Amarcord
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Gli scompigli di Sepang e un equilibrio da ristabilire. Sebastian Vettel getta acqua sul fuoco: “Niente da preoccuparsi per le prossime gare”. Mark Webber invece ha un’altra veduta: “Per certa gente adesso è uno scenario difficile”. Come ne ha già visti la Formula 1.
Perché lo sgarro di Seb che se ne frega dei patti e delle raccomandazioni del muretto e scippa la vittoria a Webber non è un esempio inedito di prepotenza interna tra compagni di box. Giusto per dare una dimensione: Jones e Reutemann, Mansell e Piquet, Prost e Senna, Alonso e Hamilton.
Il particolare interessante è che la dinamica del testa a testa della Malesia ricalca la storia del Gran Premio di San Marino del 1982. Come scrivere che le generazioni cambiano, gli istinti no.
Si corre a Imola, è il 25 aprile, le Renault sono in prima fila, ma non vanno lontano: Alain Prost si ferma dopo 6 giri, Rene Arnoux dopo 45. Entrambi per colpa del motore. A condurre ci vanno le Ferrari, Gilles Villeneuve davanti a Didier Pironi. Gli altri sono troppo staccati, Michele Alboreto che è terzo ha 45 secondi di ritardo. Perciò il Cavallino non vuole rischi. Al muretto spunta un cartello: “Slow”, rallentare.
Villeneuve ubbidisce. Pironi no. Dirà Enzo Ferrari: “Ha sottovalutato l’invito al senso di responsabilità”. Come Vettel: sorpassa e va in testa. Gilles reagisce, alla Tosa si riprende la posizione. Poi vede un’altra volta il cartello. Ubbidisce ancora. Pironi invece attacca di nuovo: all’ultimo giro passa davanti alla Piratella e ci resta fino al traguardo.
Spiegherà: “Il cartello significava conservare le macchine con prudenza. Non credo di aver rischiato. Questa è una vittoria di scuderia che deve rallegrare anche Villeneuve”. Che invece la vive come un tradimento. Giura che lui con Pironi non vuole più parlarci. È una promessa che due settimane dopo diventa definitiva, quando Gilles si schianta nelle qualifiche a Zolder.