Alleanze ambigue e lotte di potere: finisce il 2012 senza la nuova Concordia
lunedì 31 dicembre 2012 · Politica
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I dettagli del new-deal erano trapelati a Melbourne: dare alle squadre il controllo della Formula 1. La messa a punto delle condizioni contrattuali però è andata a rilento malgrado a Silverstone con troppo ottimismo Bernie Ecclestone già la dava per chiusa.
Il nodo riguardava e riguarda tuttora soprattutto l’aspetto della gestione delle risorse, perché secondo le squadre il controllo delle spese va delegato alla Federazione. Su questo punto Red Bull invece fa ostruzione. Chris Horner ha spiegato: “No, quello che vogliamo è soltanto la certezza che il nuovo processo non ci svantaggi”. E poi: “La Formula 1 non deve essere governata dai contabili”.
È un gioco di alleanze ambigue e lotte di potere: Ferrari e Red Bull da gennaio fanno affidamento sul patto privato con Bernie: “Un accordo super – confessa Hemlut Marko – non solo in termini di budget, ma anche di prestigio”. Però di fatto Maranello e Milton Keynes hanno linee politiche e sportive contrapposte.
Per inoltrare la proposta di modifica dei regolamenti e sottoporla al Consiglio Mondiale della FIA che doveva votarla ci voleva il sostegno di almeno 8 squadre se la mozione veniva presentata entro il 30 giugno; oltre il quale c’era bisogno dell’unanimità. L’accordo a giugno non c’è stato. Dopo è continuato a saltare.
Le regole per il 2013 quindi restano sostanzialmente invariate e sfugge ancora la stesura della normativa sulla vendita dei telai. La Ferrari aveva incassato il ko già nel 2011 a Ginevra. In ogni caso i team stavano ridiscutendo l’eventualità di separare lo schieramento in due blocchi: i costruttori e i clienti. Ovvero: Ferrari, Red Bull, McLaren, Mercedes, Lotus e Williams da un lato; Sauber, Force India, Toro Rosso, Marussia, Caterham e Hispania, prima che chiudesse i battenti, dall’altro. Praticamente la serie A contro la serie B. Che Sauber e Force India hanno rifiutato.