Diritti tv, disinteresse e ambiguità, così i tifosi si danno allo streaming
venerdì 13 luglio 2012 · Media
tempo di lettura: 2 minuti
Da una parte le squadre si azzuffano per ridurre le spese. Dall’altra, per i tifosi invece le spese aumentano perché la Formula 1 che già da quest’anno non è più in chiaro in Inghilterra, dal 2013 non lo sarà neppure in Italia.
Autosprint prima di Silverstone pubblicava un’inchiesta sullo streaming selvaggio, la reazione prevedibile e non del tutto arginabile dei tifosi. Nel Regno Unito è già realtà.
Può diventarlo in Italia nel 2013, perché la Rai – che per il rinnovo non ha trattato affatto e ha lasciato il campo libero a Rupert Murdoch – nemmeno ha deciso se comprare le 9 corse che Sky può cedere a un’emittente che le diffonda in chiaro.
La televisione di stato non reagisce in attesa che a fissare la politica siano i partiti che confluiscono nel nuovo consiglio d’amministrazione. È una questione che scivola nel disinteresse generale anche nel paddock.
È ambigua per esempio la posizione della Ferrari. Nell’intervista concessa a Maurizio Losa per RaiSport, Luca Cordero di Montezemolo promette: “Farò qualcosa di più perché come Ferrari, essendo insieme alla Nazionale la bandiera sportiva di questo paese che trascina milioni e milioni di spettatori, noi contiamo molto come sempre sul supporto della Rai, fermo restando il benvenuto a chi ha i diritti come televisione a pagamento”.
Poteva giocare d’anticipo con più chance, nel 2011 quando in Inghilterra il passaggio della Formula 1 dalla BBC a Sky ha aperto il campo alla nuova filosofia di Bernie Ecclestone. La verità è che se Sky offre più soldi alla FOM, ne beneficiano anche i team. Agli appassionati tocca pagare o rifugiarsi sul web.