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Gran Premio di Londra, il grande bluff: cinque motivi per cui non si farà (almeno su questa pista)

giovedì 19 luglio 2012 · Politica
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Un minuto e mezzo secondo i calcoli del simulatore, per andare da Buckingham Palace al Big Ben, costeggiando il Tamigi e passando per Piccadilly Circus e Trafalgar Square con una Formula 1. È il percorso che Banco Santander ha disegnato in collaborazione con McLaren per il Gran Premio di Londra.

Ecclestone a Silverstone qualche retroscena lo faceva trapelare: “Due o tre mesi fa mi hanno parlato dell’idea, mi hanno detto che sarebbe stata un’ottima pubblicità per il Gran Premio di Gran Bretagna e per Santander. Cavolo se non lo è”.

Di date non parla nessuno. È il bluff di un evento promozionale colossale che non sarà realtà. Almeno per cinque ragioni.

Soldi. Nei piani dei promotori, può fruttare 100 milioni di sterline. Numeri dei quali però dubita il sindaco Boris Johnson. Ecclestone vuole anticipare 35 milioni, ma non si sbilancia sulle chance. Anche perché non è in buona luce, dal momento che a giugno la Germania ha condannato Gerhard Gribkowsky che nel 2006 aveva intascato bustarelle da Bernie per orchestrare la vendita dei diritti commerciali della Formula 1.

Sicurezza. Il tracciato secondo Lewis Hamilton è “sensazionale”. Però passa sotto l’Arco dell’ammiragliato tra Mall e Trafalgar Square, dove la carreggiata inevitabilmente si restringe e bisogna passare letteralmente uno per volta. Improponibile per la Formula 1. Più credibile invece il progetto del circuito nel villaggio olimpico, per il quale esiste già la candidatura ufficiale.

Autorizzazioni. La responsabilità della pista sarebbe di Westminster Council che però comunica di non aver ricevuto nessuna richiesta in merito. David Coulthard che di tanto in tanto scrive sul Telegraph rivela: “Ho saputo che c’è bisogno di un atto del parlamento perché occorre modificare la legge sui limiti di velocità”. Gli ambientalisti chiedono che il sindaco metta il veto.

Allestimento. Secondo l’Independent “il timore è che una corsa cittadina possa causare un mese di disagi come succede a Monte-Carlo”. Hanno protestato i tassisti, già seccati dal piano di traffico allestito per le settimane olimpiche.

Politica. Nel 2010 il piano per portare la Formula 1 a Roma si è arenato perché “lo sport – spiegò Stefano Domenicali – va sempre più nella direzione di allargare il numero dei Paesi che ospitano un Gran Premio”. E l’Inghilterra, come l’Italia, la sua corsa ce l’ha già: Silverstone nel 2009 ha rinnovato per 17 anni.

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