Maldonado, quello vero: pericoloso e arrogante. E se non avesse i soldi…
martedì 29 maggio 2012 · Dal paddock
tempo di lettura: 2 minuti
Arrivava col vento in poppa dopo Barcellona: “Ho dimostrato che ho il talento”. Monaco invece riporta Maldonado alla dimensione del pilota che oltre a sbagliare è un pericolo per arroganza e sprezzo del rischio.
Sabato nelle libere stringe la traiettoria al Casino e si schianta sul guard-rail. Al Portier, qualche minuto prima ha rifilato una sportellata a Perez con un impulso che gli è costato 10 posizioni di retrocessione sulla griglia e che a sentire i commissari poteva produrre anche la squalifica dall’evento. Perché Maldonado è recidivo: un gesto rabbioso l’aveva fatto già con Hamilton nel 2011 nelle qualifiche a Spa e la sanzione era stata di 5 posti.
Pastor resta un personaggio controverso. La Bild per fargli un regalo prima di Monaco ha riportato alla luce una vecchia e brutta storia del 2005. È il 19 maggio, Maldonado a Monaco gareggia in World Series by Renault, nelle prove arriva forte alla curva Massenet perché se ne frega delle bandiere gialle. I commissari stanno spostando la macchina di Pilet. Maldonado ne investe uno e gli procura la frattura di due vertebre.
Autosprint all’epoca riferisce: “Il presidente dell’Automobile Club di Monaco, Michel Boeri – che adesso guida il Senato della FIA, ndr – urla che nel Principato quel pilota non correrà mai più. Fosse anche con la Ferrari”. L’anno dopo invece Pastor a Monaco c’è, sempre in World Series. E vince.
Secondo la Bild, suo papà – omonimo – ha messo mano al portafogli per coprire le spese mediche per la riabilitazione del commissario. Di fatto, salva la carriera del figlio perché l’interdizione decade. La disputa sul risarcimento c’era: l’assicurazione del pilota si rimbalzava l’onere con quella del circuito.
È anche per mezzo del rapporto coi soldi che Maldonado è un caso, al di là dell’atteggiamento agonistico. La carriera la finanzia Chavez tramite la compagnia petrolifera di bandiera, ma il Venezuela contesta perché i soldi della sponsorizzazione sono pubblici e il contratto non è mai stato approvato dal Congresso.
Pastor dice: “Anche gli sponsor di Alonso portano dei soldi alla sua squadra”. La domanda è: dove sarebbero adesso le loro carriere senza gli sponsor. E l’argomento l’aveva affrontato Joe Saward sul suo blog:
Non è facile definire il concetto del pilota pagante . Il punto è se gli sponsor diventano ciò che li porta a guidare. Nel caso di Pastor Maldonado e Bruno Senna, non c’è dubbio sul fatto che i soldi abbiano giocato un ruolo determinante, semplicemente perché il team ne aveva bisogno. Se i soldi non fossero stati un problema, oggi la Williams correrebbe con Nico Hulkenberg e Valtteri Bottas.