Monaco, 70 edizioni di pathos: storie e personaggi, curva per curva
mercoledì 23 maggio 2012 · Amarcord
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Tra sex-appeal e pericolo. È la gara affascinante e imprevedibile nel mondiale che nel 2012 è affascinante e imprevedibile già di suo. Dice Schumacher: “Il rischio a Monaco è altissimo, ma una volta all’anno ne vale la pena”. Dopo 70 edizioni di corse, ogni curva racconta una storia. Nel bene e nel male.
Santa Devota. Nel 1980 Derek Daly decolla con la Tyrrell e mette fuori gioco Prost, Jarier e Giacomelli; nel 1984 si scontrano le due Renault di Warwick e Tambay; l’anno dopo c’è l’incidente tra Piquet e Patrese, con strascico polemico.
Massenet. Nel 2002 Mika Salo stampa la Toyota sul guard-rail. Racconta: “Non sentivo più i freni. Era l’unico modo che avevo per rallentare la macchina”.
Loews. Nel 1982, Patrese è al comando quando si gira sull’olio a due giri dalla fine. Lo passano Pironi e De Cesaris che però si fermano senza benzina. Nel frattempo Patrese sfrutta la discesa verso il Portier per rimettere in moto la macchina. E va a vincere.
Portier. Nel 1988, Ayrton Senna si schianta con la McLaren mentre è in testa con un margine di tutta sicurezza su Alain Prost. Secondo Ron Dennis ha perso la concentrazione. Ayrton non torna ai box, se ne va direttamente nel suo appartamento.
Chicane del porto. Nel 1955 Alberto Ascari perde il controllo della Lancia, sfonda le barriere e finisce a mare; dieci anni dopo lo stesso incidente capita a Paul Hawkins con la Lotus.
Curva del Tabaccaio. Nel 1950 un’onda anomala allaga la pista al primo giro e determina un maxi incidente. Ne esce indenne Juan Manuel Fangio perché rallenta quando si accorge che il pubblico guarda altrove anziché nella direzione delle macchine.
La Rascasse. Nel 2006 in qualifica Michael Schumacher è virtualmente in pole, si ferma in traiettoria e blocca la pista. Gli altri non possono migliorare il tempo sul giro. Secondo i commissari il parcheggio di Schumi è volontario: la rossa è squalificata e parte dal fondo.