Tutti gli errori di sviluppo e gestione della Red Bull dietro il destino di Lawson (e Tsunoda)

giovedì 27 marzo 2025 · Mercato
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Non puoi andare a un ballo indossando un vestito che qualcuno ha cucito su misura per un altro, l’ha patito Liam Lawson per due gare, l’aveva patito Sergio Perez nell’ultimo anno e mezzo alla Red Bull, da quando la squadra per tenere il ritmo della concorrenza ha indirizzato lo sviluppo dell’auto specificamente verso le preferenze di guida di Verstappen, di fatto determinando un bilancio segnatamente squilibrato.

Insomma, ora più che mai una Red Bull vale poco e niente in mano a chiunque altro che non sia Verstappen: “Lui sa portare l’auto al limite e sa dov’è il limite”, diceva Lawson a Shanghai, quando il licenziamento era nell’aria e Horner ammetteva che la Formula 1 è un “pressure business“.

Fin qui le attenuanti. Per il resto, a Lawson fa bene, benissimo, un bagno di umiltà e un sano ridimensionamento dopo certi eccessi sgradevoli con l’arroganza di chi si muove sapendo di avere le spalle protette. Perché lui è sempre quello che cinque mesi fa dava il dito medio a Perez al Gran Premio in Messico quando sentiva odore di promozione; e che prima della Cina, storia di una settimana fa, sparlava di Tsunoda: “Ha fatto il suo tempo, l’ho battuto in junior series”.

Invece, Lawson da Suzuka torna in Racing Bulls “a fare esperienza – dice Horner – in un ambiente che conosce bene”, mentre Tsunoda lo spodesta sull’auto maledetta. È il solito meccanismo perverso della caserma di Helmut Marko, ma qui rispetto ai precedenti sorprende l’accelerazione: emergenza di prestazioni, d’accordo, ma anche l’opportunità di compiacere l’Honda e fare subito marketing e hype attraverso la promozione di Tsunoda nella concomitanza favorevole della gara di casa, sua e del motorista.

Era solo dicembre quando la Red Bull manifestava certe perplessità sul potenziale di crescita di Tsunoda e decideva di tenerlo all’angolo sebbene lui avesse più punti e più esperienza di Lawson. Non erano fondate quelle ragioni all’epoca, oppure veramente oggi non c’erano alternative percorribili.

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