Fiducia a Domenicali fino al 2029: ecco com’è cambiata la Formula 1 in quattro anni con lui

sabato 15 marzo 2025 · Politica
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Ex braccio destro di Todt alla Ferrari, direttore sportivo dal 2008, dimissionario all’avvento dell’ibrido, poi in Audi e quindi in Lamborghini, dal 2021 è presidente e amministratore delegato di Formula One Group. E adesso la doppia carica è sua almeno fino al 2029 per effetto di un rinnovo, freschissimo, che gli riconosce – oltre a un compenso da capogiro, 18 milioni di euro all’anno secondo le stime – il merito di aver condotto la Formula 1 a un tasso di crescita mai visto prima: “È un eccellente gestore del nostro business”, dicono da Liberty Media. Ecco com’è cambiata la Formula 1 in quattro anni con Stefano Domenicali al vertice.

Ricavi. Per il quarto anno consecutivo, aumentano i proventi dello sport: il business oggi rastrella qualcosa come 3.3 miliardi di euro ogni anno, oltre il 30 per cento viene dalla vendita dei diritti, un altro 30 per cento dai promotori delle gare e il resto dagli sponsor; prima non si andava sopra i 2 miliardi all’anno. La crescita è globale, riguarda anche l’audience dei Gran Premi e il seguito sui social network.

Sprint. Di una gara corta al sabato s’era parlato nel 2019, senza trovare l’accordo. Invece, Domenicali porta subito a casa il punto, vince con diplomazia l’ostruzione dei grandi team che poi si procurano il consenso degli altri: così, la sprint – sebbene controversa e più volte rimaneggiata in formato, regolamento, punteggio e valenza – dal 2021 va ad arricchire l’offerta del fine settimana su alcune piste del campionato, producendo extra engagement su internet.

Il calendario. Las Vegas dal 2023 e Madrid dal 2026, sono conquiste sue. E pare fatta anche per Bangkok, dove non arrivò Ecclestone. Tante mete, anche troppe, al punto che per liberare nuove caselle è già realtà il contratto ad anni alterni per Spa; può finirci anche Imola, la sua Imola. Sempre a lui si deve lo sforzo verso una riorganizzazione delle date per area geografica, per ridurre i trasferimenti da un continente all’altro in direzione della sostenibilità.

Regolamenti. La riforma del 2022 è figlia di chi l’ha preceduto, la sua è anche più epocale e arriva nel 2026: auto più leggere, fondi semplificati, carburanti sostenibili, aerodinamica attiva. Le direttive sono piaciute, hanno fatto tornare nel giro i grandi motoristi: dall’anno prossimo, sullo stesso campo, si scontrano Audi, Ferrari, Ford, Honda e Mercedes. In attesa che anche Cadillac, presto o tardi, inizi a fare i motori oltre che i telai.

La griglia a 11. Le squadre proteggono la torta dei diritti commerciali e alzano un muro quando la Fia apre le porte al team di Andretti. Lui trova quella mediazione che conferma l’apertura verso l’America. Ma qui il lavoro gli viene anche agevolato dal passo indietro di Andretti, così passa liscia l’ammissione di Cadillac, e cioè di General Motors dal 2026.

L’equilibrio politico. Scade alla fine del 2025 il Patto della Concordia fra chi corre, chi promuove lo sport e chi lo governa. Fra Liberty e la Fia, anzi fra Liberty e ben Sulayem, i trascorsi non sono amorevolissimi. Eppure, anche sotto quest’aspetto, il grande tessitore trova il compromesso per un passo decisivo verso un rinnovo che resta formalità burocratica.

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