Qual è il vero intento della lettera – acclamata, ma sconclusionata – dei piloti al presidente della Fia
venerdì 8 novembre 2024 · Politica
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Da quest’anno la Gpda ha un consulente legale, si chiama Anastasia Fowle, direttrice alla pari di George Russell, il primo caso di una figura non pilota con un ruolo del genere in un organismo che ufficialmente esiste dal 1996.
E si sente la sua mano nella redazione della lettera aperta che giovedì è uscita sul nuovo profilo Instagram del sindacato. Che in passato già aveva un account su Twitter, ma l’usava soltanto per gli auguri di compleanno, a puntualità quotidiana, senza interagire con nessuno.
È una lettera che fa rapidamente il giro dei social affrontando un tema caldissimo, la questione delle sanzioni disciplinari per gli eccessi verbali nelle interviste, dopo la condanna di Verstappen ai lavori socialmente utili e la multa di 5 mila euro a Leclerc.
Ma c’è voluto un tema apparentemente minore per smuovere questa corporazione tradizionalmente silente che adesso alza la voce e sfida a muso duro la Fia e ben Sulayem: “Il presidente moderi i toni quando si rivolge a noi, o parla di noi”. Il punto: “C’è differenza fra una parolaccia finalizzata a insultare e una parolaccia casuale”. Verissimo, ma nessuno li ha mai accusati di insultare: piuttosto, di tirare volgarità gratuite nelle interviste. E su questo, sono indifendibili.
Come sono indifendibili su un altro punto che pure viene ripescato nella lettera, il rispetto del divieto di gioielli e accessori in auto e l’obbligo che tutti gli indumenti – scarpette, guanti, sottotuta e balaclava, intimo incluso – siano ignifughi: “I nostri membri sono adulti, non hanno bisogno di istruzioni attraverso i media, su problemi irrilevanti come i gioielli e l’intimo”.
Ma è curioso che nel 2022, all’epoca in cui si dibatteva il caso, Alex Wurz – il quale allora come oggi era il presidente del sindacato – non lo sentiva irrilevante e, soprattutto, si dichiarava dalla parte della Fia, portando anche solide argomentazioni.
Per cui, a contestualizzarle bene, la mossa della Gpda non è tutto ‘sto capolavoro che scrive la stampa maggiore. Anche perché tutto sommato l’impressione è che certi temi siano stati usati strategicamente per veicolare un altro messaggio, quello dell’ultimo paragrafo: “Il sistema delle sanzioni pecuniarie non è adatto al nostro sport”. E ancora: “Vogliamo sapere come vengono spesi i soldi” delle nostre multe. Cioè: fateci qualunque cosa, ma non toccateci il portafoglio.