PHOTO CREDIT · Andreas Beil
Red Bull, sul caso del tea tray si volta pagina. Ma il sospetto resta, anche agli uomini della Fia
sabato 19 ottobre 2024 · Tecnica
tempo di lettura: 3 minuti
D’ora in avanti, e già da Austin, la Fia mette i sigilli al tea tray: “E sarebbero superflui – puntualizzava Brown, senza torto – se fosse vero, come dice la Red Bull, che il loro dispositivo comunque non è accessibile con l’auto assemblata”.
Aveva il coltello fra i denti, pretendeva “un’inchiesta approfondita” per accertare che non fosse mai stato violato il regime di parco chiuso attraverso la variazione della posizione dello scivolo fra qualifiche e gara, quest’anno e non solo. Perché, come notava Hamilton, “solo Dio sa da quanto tempo hanno questo coso e hanno vinto campionati”.
La battaglia per una penalizzazione esemplare della Red Bull era pronta a condurla anche la Ferrari: “Se progetti qualcosa per cambiare assetto tra qualifica e gara è illegale. Sarebbe più che barare. Se ciò fosse accaduto – le parole di Vasseur – sarebbe una cosa enorme, un’infrazione grave”.
Alla fine, non si è arrivati all’esposto ufficiale, la Fia venerdì faceva intendere che comunque non ci fossero gli estremi per un accertamento affidabile sul quale basare una sanzione, eventualmente una squalifica, che non fosse rovesciata in appello dalla Red Bull. Tombazis, il direttore dell’area monoposto per la Fia:
Dimostrare retroattivamente, con esattezza, cos’è successo prima è difficile, e non pensiamo di avere la capacità di andare a indagare su un arco di due anni. In genere, quando decidiamo di andare a giudizio, vogliamo avere qualche indicazione ragionevole, quindi non basata su dicerie o semplici speculazioni.
Anche perché qui si parla di una regolazione che, sebbene potenzialmente cruciale, resta nell’ordine dei millimetri. E i millimetri non li puoi leggere dalle immagini delle telecamere di sorveglianza dei box, ammesso che si veda effettivamente un meccanico che armeggia nel cockpit: “Sarebbe un’azione così semplice e veloce che non puoi verificarla con le immagini”. Del resto, secondo Mark Hughes di Motorsport Magazine, bisognerebbe anche provare che un secondo meccanico, posizionato davanti all’auto, guidi le manovre dell’altro nel fine tuning dello scivolo.
Insomma, il passato è passato nonostante certi sospetti restino. Anche agli uomini della Fia: “Posso affermare – sempre Tombazis – con certezza assoluta se c’è mai stato qualcosa di irregolare? No. Posso dire che la questione è chiusa? Sì, assolutamente”.
È una posizione che giocoforza accetta anche la McLaren, alla quale dopo Baku venne negata quella soluzione ingegnosa del mini drs in palese violazione dello spirito delle regole. Dice Stella:
Quando questo genere di argomenti è nelle mani del dipartimento tecnico della Fia, loro sono gente capace che ha più informazioni di quelle che abbiamo noi come team e più strumenti per acquisire informazioni rispetto a noi. Per cui, semplicemente mi fido. Se la Fia dice che la questione è chiusa, lo accetto e vado avanti.