Il crash gate, il tifoso ubriaco, la pioggia: tutte le safety car del Gran Premio di Singapore

giovedì 19 settembre 2024 · Amarcord
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Dall’anno del debutto in calendario, non c’è una sola edizione del Gran Premio di Singapore in cui non sia entrata almeno una volta la safety car: “Una certezza alla quale bisogna essere preparati”, dice la nota dell’Aston Martin. Queste tutte le safety car, anno per anno.

2008. La prima safety car di Marina Bay è anche la più celebre, è quella del crash-gate di Piquet che sbatte di proposito per provocare la neutralizzazione e favorire Alonso. Più avanti c’è anche un’altra safety car, per l’incidente di Sutil.

2009. Sempre Sutil, l’anno successivo va in testacoda su un cordolo e prende il retrotreno di Heidfeld che deve ritirarsi.

2010. Liuzzi ferma la Force India sul tracciato per problemi meccanici. Una seconda safety car interviene a metà gara quando Senna trova Kobayashi che ha già sbattuto, senza che le bandiere gialle lo abbiano segnalato.

2011. Schumacher sulla Mercedes tampona di prepotenza la Sauber di Perez e decolla con l’anteriore. I commissari l’ammoniscono, lui sostiene che l’altro abbia frenato in anticipo. Ma quello ribatte: “Secondo me è stato troppo ottimista a cercare quella manovra”.

2012. Karthikeyan prende le barriere alla 18 e piega il braccio della sospensione. Più avanti, Schumacher piomba addosso a Vergne e combina uno sfacelo, in un incidente che sembra la riproposizione di quello dell’anno prima con Perez.

2013. Ancora alla 18, stavolta c’è Ricciardo nelle barriere.

2014. Per un contatto con Sutil, si stacca l’ala anteriore dalla Force India di Perez. Ci sono molti detriti di carbonio, la safety car deve restare in pista per 7 giri: è il periodo di neutralizzazione più lungo.

2015. Massa rientra dal pit stop e incoccia Hulkenberg. Viene attivata la virtual safety car per oltre cinque minuti, prima di mandare in pista la safety car e procedere a una neutralizzazione effettiva per consentire di spostare la Force India. Dopodiché, attraverso un varco non presidiato, un ragazzo inglese, ubriaco, s’intrufola in pista e si fa qualche metro a piedi sull’Esplanade Drive; esce da solo, indisturbato com’è entrato, viene condannato a sei settimane di reclusione.

2016. Subito al via, Hulkenberg si gira in rettilineo e sbatte contro il muretto. Quando è appena ripartita la corsa dopo la safety car, un commissario esce in rettilineo a prendere un detrito mentre già arriva il gruppo.

2017. Al via, Vettel dalla pole cerca una mossa estrema per proteggersi, chiude in direzione di Verstappen mentre Raikkonen azzecca lo spunto e prova il sorpasso a filo col muretto: spazio per tutti non c’è, l’esito è un autoscontro infausto per il quale è necessaria la safety car. Che quel giorno interviene ancora due volte, per gli incidenti di Kvyat ed Ericsson.

2018. Per il terzo anno di fila, c’è bisogno di una safety car al via, stavolta le colpe sono di Perez e Ocon che fanno a gomitate con le Racing Point.

2019. Di nuovo tre ingressi della safety car come nel 2017: il primo, per l’incidente di Russell dopo un contatto con Grosjean; il secondo, per lo stop di Perez; il terzo, per il ritiro di Raikkonen a seguito di un incidente con Kvyat.

2022. Zhou resta nella via di fuga dopo l’incidente con Latifi; poi Tsunoda prende le barriere. Ma ci sono anche due periodi di safety car virtuale per il ritiro di Alonso e per recuperare l’ala di Albon.

2023. La prima safety car è necessaria per spazzare i detriti prodotti da Sargeant; la seconda, virtuale, per lo stop di Ocon all’uscita dei box.

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