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Il caso, perché la Fia sta ancora sbagliando il metro sulle bravate di Verstappen

mercoledì 24 luglio 2024 · Dal paddock
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Mai più videogame online fino alle 3 di notte nei weekend di gara, o forse soltanto un amorevole suggerimento a non farne pubblicità: c’è un accordo fra la Red Bull e Max Verstappen nella direzione di limitare un’abitudine discutibile e comunque togliere alla stampa un elemento di contestazione. A ogni modo, un problema interno. Come gli eccessi verbali alla radio.

Piuttosto, il punto che riguarda tutti è un altro: la posizione tecnica della Red Bull si è indebolita, gli aggiornamenti dell’auto non funzionano, Verstappen è tornato nel mucchio a sgomitare, piegato a quel lato oscuro della forza che non ha mai vinto, un modo di correre sleale che la Fia con gli ultimi giudizi dimostra implicitamente di avallare.

A Spielberg la formuletta giuridica del verbale della Fia in un certo senso gli fa aggio, dice che le colpe di Verstappen sono “predominanti”, quindi non esclusive nell’episodio dell’incidente con Norris. A Budapest è perfino peggio, secondo i commissari Hamilton “poteva fare di più per evitare la collisione”.

Sta qui la degenerazione di un metro di giudizio imperfetto che premia chi gioca sulla cautela dell’avversario con la stessa arroganza di chi non dà precedenza alla rotatoria sapendo che tanto l’altro frena per evitare l’incidente.

E qui tornano le parole di Stella in Austria: “Queste cose si ripropongono perché non sono state gestite in modo appropriato in passato, certe lotte con Hamilton andavano punite in modo più duro”. Dalla Fia e forse anche dalla squadra. Ma non è mai troppo tardi per educare.

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