Volemose bene: dagli scontri alla nota congiunta, verso l’intesa per la nuova Concordia

mercoledì 15 maggio 2024 · Politica
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C’è una nota congiunta di Fia e Fom, il primo passo decisivo verso il rinnovo del Patto della Concordia che definisce i rapporti fra i tre vertici del triangolo della Formula 1 e cioè l’organo di governo sportivo, la parte commerciale e le squadre.

L’ultima firma scade alla fine del 2025, la nuova è chiaramente nell’interesse di tutti, ma resta da individuare la direzione del piano per la crescita globale, o quantomeno un compromesso fra chi governa e chi promuove lo sport, la Fia di ben Sulayem da una parte, Liberty e Domenicali dall’altra.

Sono tanti i punti di scontro. Prima di tutto, concettuali: la Fia sostiene che la Formula 1 dovrebbe avere “più team e meno gare”, quando Liberty sostiene esattamente l’opposto. Di qui anche la querelle sull’ammissione del team di Andretti, che secondo l’analisi dei valutatori della Fom non dà sufficienti garanzie tecniche sebbene abbia superato l’esame della Fia.

E poi c’è il nodo dei contenuti, la serietà istituzionale contro ogni esigenza commerciale di spettacolo. Qui la Fia la sua rete l’ha segnata a Monza nel 2022, quando si è seguito alla lettera il protocollo senza forzare la ripartenza come invece fu nel 2021 ad Abu Dhabi.

Il resto, sono frecciatine e dispetti incrociati. Nel 2023 corre voce che per comprare la Formula 1 il fondo pubblico di investimento dell’Arabia Saudita abbia offerto 20 miliardi di dollari, “un’esagerazione”, secondo ben Sulayem, al quale la Fom replica con fastidio: “Un’interferenza inaccettabile”. Ancora, a dicembre la Fia dà credito alle indiscrezioni della stampa su uno scambio di informazioni non autorizzato fra gli ambienti della Fom e le squadre, apre un’inchiesta evidentemente indirizzata a carico di Toto e Susie Wolff, intorno ai quali si alza subito un cordone di protezione forzando la Fia a chiudere il libro in meno di 48 ore. Infine, una gola profonda accende una spia sul ruolo di ben Sulayem per la revoca di una penalità ad Alonso e, soprattutto, per l’omologazione del circuito di Las Vegas; non viene provato nulla, se non che qualcuno abbia interesse a scardinare la poltrona presidenziale.

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