Le accuse, l’inchiesta e quell’email anonima da cui dipende il destino di Chris Horner (e della Red Bull)
venerdì 1 marzo 2024 · Dal paddock
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Le quattro settimane più agitate nella storia della Red Bull, il destino dei pluricampioni del mondo si lega a quello del team boss che li ha portati al vertice della Formula 1 e che rischia di trascinarli a fondo se dovesse lasciare.
È un campo minato, si intrecciano affari aziendali e affari personali: il 5 febbraio la Red Bull – intesa come la casa madre, della quale il team è una derivazione minore – fa sapere dell’inchiesta interna su Christian Horner in relazione a “comportamenti inappropriati”. La natura dei fatti la riferisce la stampa olandese, ci sarebbero prove di ripetuti messaggi a sfondo sessuale a una dipendente, e un tentativo di chiudere privatamente la questione offrendo una compensazione di 750 mila euro. Di qui l’altra indiscrezione, secondo cui già a dicembre la Red Bull avrebbe chiesto a Horner un passo indietro, una lettera di dimissioni volontarie con il pretesto dei motivi di salute, per chiudere la vicenda senza clamore.
L’inchiesta viene assegnata a un legale terzo, esterno, a riprova che dentro le mura dell’energy drink non sussistano le garanzie per una valutazione imparziale: c’è l’ipotesi che Horner sia al centro di una faida tra la fazione thailandese, che detiene il 51% della proprietà e lo appoggia, e quella austriaca legata al figlio di Mateschitz che invece vuole una riorganizzazione e potrebbe essersi ritrovato fra le mani la carta vincente per farlo fuori.
È severa la pressione dall’esterno, chiede fermezza Ford che entra come motorista dal 2026. Ma chiedono trasparenza anche gli avversari, Toto Wolff in prima linea: nelle parole, nell’interesse della Formula 1 e degli sponsor; nelle intenzioni, come rivalsa per mettere alle strette l’unico team boss che negli ultimi vent’anni ha conservato il posto mentre gli altri andavano e venivano.
Horner il 15 febbraio è regolarmente alla presentazione della nuova auto. Dove ammette: “La questione sta distraendo il team”. Nemmeno Marko è sereno: “Speriamo che le turbolenze passino”.
Il verdetto esce alla vigilia delle prove libere di Sakhir, tirando le somme di una lunga audizione che s’è tenuta a Londra la settimana prima: gli elementi non provano alcuna colpa, Horner resta dov’è. La nota ufficiale del gruppo austriaco: “Red Bull è convinta che l’inchiesta sia stata condotta in modo onesto, rigoroso e imparziale”.
Il capitolo non si chiude, nelle caselle di posta di mezzo paddock arriva un’email indubbiamente già predisposta per tempo, con testi e foto di quella chat di Whatsapp che dovrebbe inchiodare Horner. Il quale venerdì non è al muretto, viene convocato dai vertici delle due anime della Formula 1, Domenicali per la parte commerciale e amministrativa, ben Sulayem per la parte di governo sportivo. Anche a loro, risponde come ai giornalisti: “Speculazioni anonime”.