Austin, il caso: il weekend “compresso” della sprint dietro le squalifiche di Hamilton e Leclerc
lunedì 23 ottobre 2023 · Regolamenti
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Era il tema del sabato di Austin, ripensare o abolire le gare sprint perché disperdono l’interesse del Gran Premio e comunque non spostano le vendite dei biglietti. Ma qui la riflessione si arricchisce di una componente tecnica, brutalmente, alla luce della squalifica di Hamilton e Leclerc per usura della tavola sotto il fondo.
Già, ma che c’entra la gara sprint? C’entra perché la Fia nel verdetto ufficiale riconosce che le squadre hanno toppato gli assetti per effetto, “probabilmente, del programma serrato del fine settimana”: una sola sessione di prove libere, poi subito la qualifica e il regime di parco chiuso che hanno minimizzato il tempo per la preparazione tecnica e il controllo delle auto, su un circuito dove tra l’altro le sconnessioni dell’asfalto sono da sempre un fattore.
Non cercano scuse, né Wolff, né Vasseur. Del resto, la Fia su indicazione di Jo Bauer – che sceglie a discrezione – ha controllato anche Verstappen e Norris, trovandoli in regola, per cui il modo di sfangarla c’era.
Eppure, Mercedes e Ferrari non sono nemmeno le ultime sprovvedute: il controllo – come vuole il regolamento – s’è fatto a campione, trovando due irregolarità su quattro casi, cioè una percentuale allarmante che statisticamente suggerisce fossero facilmente fuori tolleranza anche altri.
A questo si aggiunge che Haas e Aston Martin hanno deliberatamente violato il coprifuoco per rifare gli assetti perché i numeri non tornavano. Oltretutto, Leclerc già a Spielberg aveva sfiorato l’esclusione per lo stesso motivo di Austin; e pure là si correva una sprint. Ancora, a un altro weekend compresso, quello di Spa, la Mercedes attribuiva le ragioni del ritorno del porpoising.
Di qui la sensazione che il formato del weekend effettivamente vada rivisto, perché la Formula 1 non diventi una roulette dove i Gran Premi si corrono alla cieca.