Verstappen e Perez, come Vettel e Webber: quel gioco sempre delicatissimo nel box della Red Bull
domenica 26 marzo 2023 · Dal paddock
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Sakhir e Gedda mettono il campionato nelle mani della Red Bull: “Hanno l’auto più dominante che abbia mai visto”, dice Hamilton. Un’analisi la fa anche Emerson Fittipaldi e rileva un altro punto, un affare interno su Perez:
I think Checo showed in Jeddah that he has the speed. He showed himself to be a fast and tough racer. For the fans, it would be great if we could see those two fighting for the Championship.
È una prospettiva che la Red Bull già misura. Tant’è che Verstappen a Gedda si esprimeva così:
When you’re fighting for a championship and especially when it looks like it’s just between two cars, we have to make sure that also the two cars are reliable.
Praticamente, affidabilità come prima garanzia di equità perché ognuno si aspetta lo sgambetto dall’altro. A Gedda con Verstappen che deve rimontare, ha vita facile Perez a tenere la gara in controllo. Ma non si fida quando il team gli chiede di tirare i remi in barca, si informa sui tempi dell’altro. Che infatti gli nega il giro veloce e la testa del mondiale. Perez al traguardo rilancia:
They told me to keep a certain pace and they told me I had the fastest lap and to keep a certain pace. So I thought that communication was the same to Max.
E in effetti a un certo punto la consegna del muretto è quella di stare su 1:33 per non prendersi rischi. Prima di tutto perché Alonso è lontanissimo e non è una minaccia, ma soprattutto perché Verstappen via radio dice di sentire i fantasmi della rottura del semiasse, come in qualifica, sebbene dalla telemetria non risulti mai un allarme e lui – tempi alla mano – non stia certo correndo al risparmio.
C’è il sospetto che giocasse sporco, per indurre il box a chiedere di frenare il ritmo in via cautelativa, in modo da raggiungere Perez e sorprenderlo. Di qui la contromossa della squadra che via radio torna da Perez e l’autorizza a tirare: “Free to push”, testualmente.
Il pallino ce l’ha in mano Horner, dice che i piloti “sono maturi e lavorano bene”. Al contrario, c’è uno sgarro freschissimo che ne richiama un altro: a Interlagos la Red Bull vuole che Verstappen lasci il sesto posto a Perez, per aiutarlo a finire secondo nel mondiale. Lui invece non sente ragioni e non si spiega. Corre voce che la radice del rifiuto sia da cercare nella qualifica di Monte Carlo, dove Perez blocca la pista con un testacoda e congela la classifica. All’epoca, Verstappen insinua il sospetto che Perez abbia sbattuto di proposito per stargli davanti, guadagnando quel bonus che poi effettivamente domenica gli agevola la vittoria.
Non regge il patto di fiducia, come non reggeva fra Vettel e Webber, quando sono esattamente dieci anni dalla doppietta senza sorrisi di Sepang: il muretto dopo i pit stop ordina il settaggio conservativo, Vettel invece attacca Webber con superbia, va in testa e vince. Poi riconosce: “Ho creato un casino”.