L’accusa dall’America: l’Haas vende macchinari ai russi. Che c’è di vero (e cosa risponde il team)
venerdì 17 marzo 2023 · Fuori tema
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Parte dalla base della Ratep, uno dei principali produttori di armi in Russia, l’inchiesta che muove accuse gravissime verso Haas Automation, ma anche Siemens e DMG Mori: esportazione di beni cruciali per le capacità industriali e tecnologiche, in violazione dei divieti che il governo americano ha introdotto verso la Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina.
Il reportage esclusivo è di NewsHour, cioè il principale produttore di notizie per Pbs, che negli States rappresenta una delle maggiori aziende no profit per la televisione pubblica, quindi gente che normalmente non fa clickbait. Cita fonti precise, su tutte il Consiglio per la sicurezza economica ucraino, secondo il quale l’Haas conduce affari in Russia e Bielorussia tramite Abamet Management che ne è distributore ufficiale per quell’area:
We saw that Abamet had a lot of customers within the Russian military industrial complex, including the sanctioned entities. And we see that Haas equipment bought by Abamet directly from the U.S. were sold to Russian-sanctioned entities.
I beni sotto inchiesta sono macchine a controllo numerico e relativi software su cui Haas Automation e le altre sono all’avanguardia. E di cui la Russia ha disperatamente bisogno perché la tecnologia interna realizza prodotti meno sofisticati e meno precisi: utensili di base, ricambi per trattori e mietitrebbie, ma anche proiettili da mortaio e componentistica di vario genere per armi e carri armati.
Dai registri doganali risulta che dall’Haas sono partite verso la Russia almeno 18 spedizioni per un valore di quasi 3 milioni di dollari tra marzo e ottobre del 2022. L’Haas replica che si tratta di materiale che ha lasciato gli stabilimenti di Oxnard prima dell’invasione dell’Ucraina. E che comunque dal 3 marzo del 2022 – cioè subito una settimana dopo l’invasione dell’Ucraina – il rapporto con Abamet è stato chiuso volontariamente senza che il governo lo chiedesse.
Chiarimenti che dal paddock di Gedda rilancia anche il team di Formula 1. Dice Steiner: “Abbiamo ritenuto fosse opportuno, in modo che la gente non facesse domande”. Perché sebbene Haas Automation e Haas F1 siano entità distinte, se il nome della proprietà entra in un’indagine penale – e si prende una maxi multa – allora le ripercussioni le paga anche la squadra.
Che da parte sua già soffre l’onda lunga della questione russa dopo la rinuncia obbligata ai finanziamenti dell’industria di fertilizzanti del papà di Mazepin.