Cosa resterà del 2022: i momenti migliori (e quelli peggiori) che forse vi siete persi
sabato 31 dicembre 2022 · Amarcord
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Primo titolo costruttori in era turbo ibrida, 17 vittorie su 22 gare, 9 delle quali consecutive, da Le Castellet a Città del Messico. È l’anno della Red Bull, soprattutto di Verstappen. Questi gli altri fatti, anche minori. Che forse vi siete persi.
Le briciole. Le lattine fanno terra bruciata, ma in qualche modo arrivano le prime volte degli altri: a Silverstone la prima vittoria di Sainz, a Interlagos la prima di Russel; a Gedda la prima pole di Perez, a Budapest la prima di Russell, a Interlagos la prima di Magnussen.
La svolta, sportivamente parlando. È uno snodo cruciale del campionato l’uscita di Leclerc a Le Castellet, mentre è al comando, da solo. Tre mesi dopo, Verstappen ammette: “Là ho capito che avrei vinto il titolo”.
La svolta, tecnicamente parlando. Dalla crociata contro il porpoising scaturisce la famigerata direttiva tecnica numero 39, con la quale la Fia ne approfitta anche per stringere la vite contro i furbetti del fondo flessibile. Viene tolto un vantaggio presunto alla Ferrari… e si indebolisce la posizione di Binotto che a fine anno si dimette.
Violazioni… e silenzi. Alla fine di ottobre la Red Bull patteggia la pena per la violazione del tetto di spesa. Si allunga un’altra ombra sul 2021, dopo la caciara di Abu Dhabi sulla quale la Fia ha già riconosciuto lo sfondone. Ted Kravitz – che lavora per Sky UK – scrive che “Hamilton è stato derubato”. La Red Bull reagisce negando le interviste a tutte le troupe di Sky, anche quella italiana, per tutto il weekend a Città del Messico.
Motorsport is dangerous. L’halo dell’Alfa di Zhou scava letteralmente un solco nell’asfalto dopo il capottamento alla partenza a Silverstone, c’è un documento di Craig Slater su Twitter. Di fatto, gli salva la testa perché il roll bar si disintegra.
Armi non convenzionali. Leclerc a Spa risucchia una visiera a strappo nel condotto dei freni e deve rientrare ai box. Ha pochi dubbi Binotto, la visiera è di Verstappen. Ma le immagini invece sembra dicano che la colpa è di Stroll.
Formula America. Liberty finalmente tira ‘o capo ‘nterra su Miami e porta il circo all’Hard Rock Stadium. Non tutto va liscio, l’asfalto per esempio si sgretola, nonostante le promesse degli organizzatori. Ma l’impatto commerciale è un dato di fatto. In attesa di alzare l’asticella con Las Vegas.
Dal mercato. D’estate tiene banco la lunghissima disputa legale sul contratto di Piastri, che dall’Alpine finisce in McLaren mentre Alonso migra in Aston Martin. Resta a piedi Ricciardo, che a novembre rientra in panchina in Red Bull.
Gli addii. Nel 2022 la Formula 1 perde Dietrich Mateschitz, l’uomo che ha fatto grande la Red Bull come squadra e come energy drink, Tony Brooks, Patrick Tambay, Philippe Streiff e Mauro Forghieri, il papà delle Ferrari vincenti fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta.